L’ABORTO È UN EVENTO TRAUMATICO

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LE DONNE CHE SUBISCONO UN ABORTO POSSONO ANDARE INCONTRO AD UNA SINDROME TRAUMATICA PRECISA, IL PTSD

Anche l’aborto può rappresentare un trauma, un evento di particolare gravità per il quale, spesso, le capacità di adattamento non sono sufficienti per superarlo, un evento che stravolge gli equilibri, rende complessa la rielaborazione dei propri pensieri e fa soffrire.

L’esperienza del trauma è comune a tutti, uomini e donne, ma le donne che subiscono un aborto, o Interruzione Volontaria di Gravidanza – IVG, possono andare incontro ad una sindrome traumatica precisa: il Disturbo da Stress Post Traumatico – PTSD.

La donna che rimane incinta è come una macchina, predisposta, in automatico, a trasformarsi in culla e linfa vitale, per il piccolo che deve svilupparsi nel suo grembo.

La volontà va da una parte e la natura da un’altra, ovvero, verso la fusione di due anime: la madre e la sua creatura.

Oltre alla preparazione biologica di un utero accogliente, ha origine anche l’elaborazione di un “grembo psichico”, dove il bimbo che nascerà possa essere atteso, pensato ed amato, ancor prima di venire alla luce, uno spazio interno, deputato esclusivamente per il bambino e per la relazione con lui.

Ciò che fa di una creatura un figlio, è il desiderio materno, la capacità della donna di anticipare l’esistenza dell’altro, dentro di sé. Gran parte della letteratura sull’argomento, sembra sottendere una concezione della riproduzione come espressione normale, positiva ed universale dell’esperienza esistenziale di una donna.

Quanto sinora descritto, ci dà un’idea di che cosa rappresenti la gravidanza nella vita di una donna, è, quindi, indubbio che, interrompendola in modo traumatico – poiché non esiste un IVG “dolce” – si vengono a creare dei problemi che destabilizzano la persona a livello profondo.

La stragrande maggioranza degli esperti sono concordi nell’affermare che l’Interruzione Volontaria di Gravidanza (I.V.G.), è un evento traumatico che sopprime gli elementi di identificazione con il bambino e nega la gravidanza (negando così quella parte del SÉ che si era identificata con il bambino/a).


I DISTURBI PSICOSOMATICI PIÙ RILEVANTI CHE POSSONO COMPARIRE A SEGUITO DI UN ABORTO VOLONTARIO

L’aborto provoca la brusca interruzione del lungo processo fantasmatico, che accompagna la donna nella sua crescita femminile e che costituisce il preludio alla sua esperienza di maternità, ecco perché il lutto che viene elaborato dopo l’I.V.G., lo distingue da qualsiasi tipo di lutto. Infatti, si rende necessaria l’elaborazione, sia della perdita dell’oggetto, sia della perdita simultanea e concreta di una parte del Sé.

Solitamente, i disagi che emergono dopo un aborto volontario sono di non poca rilevanza:

  • disturbi emozionali, quali ansia, amnesia, perdita d’interesse, distacco dagli altri ed incapacità a provare emozioni;
  • disturbi della comunicazione;
  • disturbi dell’alimentazione;
  • disturbi del pensiero (pensieri ossessivo-compulsivi);
  • disturbi della relazione affettiva caratterizzata da un cospicuo isolamento;
  • disturbi della sfera sessuale;
  • disturbi del sonno (insonnia, irritabilità, incubi);
  • disturbi fobico-ansiosi; flash backs dell’aborto (ri-esperienza del trauma, ricordi della passata esperienza).

La sintomatologia compare dai sei mesi ai due anni successivi.

Difficilmente, ad una prima consultazione si riesce a mettere in relazione i sintomi (presentati solitamente in modo disparato), con l’evento abortivo, in quanto non sempre è presente la coscienza che il malessere nasca dall’aborto, che in un primo momento può essere stato percepito come un atto “liberatorio”.

Un bimbo che muore in modo inaspettato e non voluto, sebbene rappresenti un infinito dolore, sarà un lutto che con il tempo si potrà superare, ma nel caso dell’aborto volontario, questo lutto assume una dimensione di tale rilevanza e gravità, da diventare spesso fonte di angoscia e disperazione.


FALLIMENTO O VOLONTÀ DI UN SISTEMA CHE NON TUTELA LE DONNE DALLE CONSEGUENZE POST-ABORTO VOLONTARIO?

Il rapporto con il partner diventa più difficile, la comunicazione, l’interazione con le persone e le relazioni, in generale, sono più complicate.

La donna si avviluppa e si avvolge sul trauma, ripensa e rimugina, continui “rigurgiti” della perdita, porta dentro sé e cova un costante senso di colpa devastante, si sente tradita dalla vita, dalla società, persa, vuota ed inutile.

Una persona può perfino andare incontro al fenomeno della dissociazione della personalità, sia come conseguenza del disorientamento cognitivo, sia come modalità difensiva; in buona sostanza, un vero e proprio scollamento dalla realtà.

Del resto, questo è un modo per continuare a vivere, o meglio a sopravvivere: una parte di sé cerca di rendersi indifferente ed un’altra parte ricorda e rimane fissa sulla ferita.

Se questi sintomi si protraggono nel tempo, aumentano il rischio di sviluppare un Disturbo da Stress Post Traumatico in forma cronica.

Ovviamente, non tutte le donne hanno la medesima reazione, i fattori fondamentali sono la personalità e la resilienza, cioè la capacità di fronteggiare situazioni critiche, attivando energie e risorse che consentono di proseguire nel proprio percorso di crescita interiore.

Il dolore psichico è un dramma ed è più facile affrontarlo e rielaborarlo a livello profondo, se la donna presenta alcune particolari caratteristiche:

  • se è già stata capace di reagire positivamente ad eventi negativi,
  • se ha accanto persone sensibili e significative, dei legami profondi,
  • se ha il giusto supporto a livello psicologico, da parte di specialisti ed esperti,
  • se non viene abbandonata a sé stessa prima, durante e dopo la decisione di intraprendere un’interruzione di gravidanza,
  • se ha interessi ed occupazioni ed è un tipo attivo e creativo,
  • se ha fiducia nella vita ed è capace di dare un senso positivo all’evento traumatico ed al dolore.

Come spesso succede anche in altri campi, la propria ”visione della vita” fa la differenza, ma anche le presenze significative e determinanti, che possano supportare, consigliare e accompagnare la donna nelle proprie scelte ed aiutarla a ponderarle, valutando il rapporto rischio-beneficio ed analizzando scrupolosamente anche quegli aspetti che appartengono, non soltanto alla sfera emotiva, ma anche ad una coscienza morale.

È necessario percepire la vita come un’evoluzione ed una crescita personale, nella quale si alternano fasi di gioia, entusiasmo e scoperta, a momenti di confusione, fallimento e sofferenza e concepire questi ultimi come qualcosa di naturale.

In tal modo, è possibile accettare più facilmente le frustrazioni e le conseguenze delle proprie scelte, soprattutto se si è da sole ad affrontarle, soprattutto se si è state influenzate, mal consigliate, o manipolate.


UNA DECISIONE IRREVERSIBILE

Un aborto è per sempre e gli effetti che possono scaturire dall’intraprendere un tale percorso, senza ritorno, sono da tenere in considerazione e da non sottovalutare.

Potrebbe essere messa a repentaglio, non soltanto la sfera psicosomatica, ma un intero futuro ed una possibile, nuova maternità.

Accadimenti di questa entità possono lasciare ferite indelebili, tracce incancellabili, seppur sepolte ed insabbiate attraverso il tempo, possono minare un cammino, alterare la personalità, compromettere ciò che si è costruito nella propria vita ed i traguardi raggiunti in termini di crescita, maturità e consapevolezza.

L’interruzione di gravidanza, solitamente, non comporta grandi conseguenze, nè danni nella sfera emotiva e psicologica, in quelle donne che, purtroppo, non hanno il dono della sensibilità e dell’istinto materno e che non possono apprezzare fino in fondo un dono così prezioso e così unico, come quello di una creatura che cresce nel proprio grembo e che verrà al mondo.

Al contrario la creatura è concepita e percepita al pari di un orpello e di un oggetto di cui potersi disfare facilmente, come fosse un pacco postale.

Manifestanti pro-aborto l’aborto,

Essere madre, diventare madre, mettere al mondo una nuova vita, è un segno di grande responsabilità, oltre che di stabilità e maturità.

Un bimbo non è solo il frutto di una notte brava, di momenti ludici ed anti-stress, di serate all’insegna di sesso non impegnativo, di un errore, di calcoli sbagliati, o di un atto di violenza subita, di uno stupro.

Un bimbo è di più. È molto di più.

È un atto d’amore e dovrebbe restare tale.

Ricordiamoci sempre che non siamo delle bestie, ma esseri umani, con un’anima ed un cuore.

Quell’anima e quel cuore che brillano, vibrano e pulsano, anche dentro una nuova vita.

EVERY UNBORN LIFE MATTERS

(Ogni vita non nata conta)


Fonte: LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELL’ABORTO

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