Amore e spiritualità: elogio alla verginità

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Amore e spiritualità: elogio alla verginità

Amore e spiritualità: elogio alla verginità. In questo articolo indaghiamo il rapporto tra spiritualità e intelletto, tra verginità e fiducia, tra conoscenza e amore.

Culture maschiliste

Quale è la relazione tra amore e intimità? E tra verginità e fiducia? A cosa serve, veramente, il velo? In questo articolo faremo un elogio alla verginità. Per poter fare ciò prendiamo spunto da una vignetta umoristica. Ci sono due donne che si incrociano, una musulmana e una europea occidentale; la prima è completamente coperta e vestita con un niqāb[1], la seconda è completamente nuda, indossando solo un minuscolo bikini e un paio di occhiali da sole; incrociandosi per strada, l’occidentale pensa fra sé e sé: «Tutta coperta tranne gli occhi. Che cultura maschilista!»; la musulmana, dal canto suo, pensa: «Tutta nuda tranne gli occhi. Che cultura maschilista!». Questa piccola scena dovrebbe suggerire che nessuna cultura può arrogarsi il diritto di decidere cosa deve considerarsi etico ed esteticamente accettabile e imporlo ad un’altra cultura; ogni cultura, proprio perché è una cultura, ha il suo senso estetico e precisa percezione di ciò che è possibile mostrare e ciò che è doveroso nascondere.

Il velo come copricapo

Noi riteniamo, ma senza nessuna pretesa di imporlo ad alcuno, che nascondere il volto di una persona non sia accettabile, poiché nascondere il volto significa nascondere l’identità di una persona, la possibilità stessa di esistere e realizzarsi. Tuttavia il vero velo islamico non copre il volto, ma soltanto i capelli[2], è un copricapo. Non solo, il velo islamico non è veramente islamico, ma il residuo di una tradizione molto più antica, che risale a un lontano passato. Tertulliano – Il velo delle vergini – riporta che il velo era indossato sia dalle donne nella lontana Arabia, sia dalle donne pagane della antica Roma[3]. Il giornalista di un articolo sul tema sostiene:

Burqa o bikini?

“In molti paesi a maggioranza musulmana, gli intellettuali pubblici discutono della scelta che le donne musulmane devono affrontare tra il burqa e il bikini. Per loro la scelta è tra Tradizione e Modernità o tra Islam e Occidente. Questa è una falsa dicotomia. La scelta è tra wahhabismo radicale e secolarismo radicale. Molte donne musulmane affrontano due scelte. O diventano istruiti e occidentalizzati nella mentalità e nella morale e adottano abiti europei o vengono indottrinati e radicalizzati sotto il peso del burqa. Entrambe le opzioni sono pessime.” (Hanan Al Harbi, 2017)[4]

Il velo vero

Detto questo, facciamo una precisazione. Se consideriamo il velo islamico, in sé e per sé, esso è, a tutti gli effetti, un copricapo con forti implicazioni culturali e spirituali; non dovrebbe essere considerato diverso, ad esempio, dal turbante indossato da un indù o da una kippah indossata da un ebreo. Ci chiediamo: perché mai un copricapo per una donna musulmana dovrebbe essere un simbolo di sottomissione sessuale, quando parallelamente, in altre circostanze, questo copricapo è invece un simbolo di qualificazione? In realtà, sembra che il velo sia simbolo di nobiltà e che la condizione in cui si è sprovvisti di tale copricapo sia riservato alle donne schiave e alle prostitute. Quale può essere quindi l’intento dei modernisti che si autodefiniscono progressisti, quando cercano di convincere le donne musulmane a togliere il velo, con l’argomentazione, trita e ritrita, di una presunta libertà conquistata? Il velo è al massimo un simbolo di sottomissione rispetto a Dio… 

Amore e spiritualità: elogio alla verginità

Il velo rivela

Il concetto di velo, cioè di strumento che nasconde qualcosa[5], che poi sappiamo essere simbolicamente indossato anche dalle donne occidentali cristiane quando si avvicinano all’altare per sposarsi, ha a che fare, nel suo significato essenziale, con l’intimità e quindi in un certo senso con la verginità, che il tema di questo intervento. Il VELO RIVELA, velando il capo o addirittura il volto di una donna. Per capire questa espressione, bisogna essere consapevoli del significato del termine ‘rivelare’, lo stesso che viene utilizzato quando si parla di religioni rivelate. Rivelare significa velare, cioè coprire con un simbolo quello che si vuole esprimere; ovvero, non tutto è facilmente e meccanicamente accessibile con il solo ausilio degli occhi e della comune percezione; c’è una componente, quella spirituale, che si rivela, cioè si fa conoscere, solo quando è rivelata da un simbolo, in questo caso il velo, che ci connette con un ordine di realtà superiore, con un qualcosa che non si può vedere percettivamente, ma si deve intuire intellettualmente; il velo svela la donna nel senso che fa in modo che l’attenzione di un uomo nei confronti di questa donna non sia una semplice attenzione passiva, meccanica, ma sia una ricerca attiva di ciò che è veramente essenziale in una donna, la sua componente intellettuale e spirituale. Cfr. “Babbo Natale esiste”: https://youtu.be/OYLruwkx0YM

Il velo come memento

In un certo senso, il velo è un memento, serve a creare le condizioni per la costruzione della fiducia: ricorda all’uomo che non può scoprire il corpo di una donna, senza prima aver conquistato il suo cuore; e, per la donna, costituisce uno strumento con cui questa donna può guardare senza essere vista[6], può porsi nel mondo sociale, senza una percezione sociale dettata dalla sua sola bellezza fisica. Sarà forse impopolare dirlo, ma la bellezza di una donna è tale che pregiudica fortemente la percezione che gli uomini hanno di lei. Un abbigliamento casto, quindi, restituirebbe alla donna la possibilità di porre il rapporto conoscitivo più sul piano intellettuale, che non solo nel registro dell’attrazione fisica e sessuale. 

La negazione dell’intimità

Torniamo per un momento alla nostra ragazza in bikini: quale tipo di rispetto si procura una donna che ti fa vedere praticamente tutto del suo corpo? Quale tipo di rispetto si procura una donna che si mette praticamente nuda in spiaggia? Che offre al mondo intero, magari pubblicando qualche foto sui social network, il suo corpo, interamente disponibile alla rapacità dello sguardo di chiunque?[7] Che dire di quella sfilata di moda, chiamata The Black Tape Project[8], in cui i costumi da bagno indossati dalle modelle sono semplici piccoli pezzi di nastro adesivo adagiati sulla nuda pelle delle modelle? Non possiamo che provare un certo imbarazzo nel constatare, da occidentali e cristiani, che i musulmani hanno anche le loro ragioni, vietando questo tipo di mercificazione del corpo delle donne. Il contatto tra l’occhio e la nuda pelle, infatti, è ciò che più intuitivamente ci connette con il concetto di intimità[9] e verginità, che in questo caso vengono radicalmente violati e annichiliti. 

Concetto di verginità

La parola ‘vergine’, e questo dovremo ricordarcelo al momento opportuno, significa “donna intatta”. I più sprovveduti, compreso soprattutto gli psicologi, non possono fare a meno di pensare a una verginità di tipo fisico e meccanico, cioè la preservazione dell’imene, dell’apparato genitale. Le cose non stanno così, ovviamente: la verginità non riguarda solo l’aspetto fisico e corporeo, ma diremmo soprattutto l’aspetto psicologico e spirituale. Ci arriveremo piano piano. 

Maturità e sessualità

Ci chiediamo: quanto tempo ci vuole a maturare la conoscenza sufficiente per scegliere la persona giusta con cui avere un rapporto? Due settimane? Un mese? Due mesi? La nostra esperienza ci suggerisce che spesso bastano solo tre appuntamenti: nel primo ci si bacia, nel secondo si raggiunge un certo grado di intimità e nel terzo, se non ci sono particolari impedimenti, si arriva in camera da letto. Quello che possiamo far notare, su questo punto, è che tre appuntamenti non possono essere sufficienti per creare una vera intimità psicologica, per conoscersi veramente. Sembra quasi, lo mettiamo come ipotesi di lavoro, che oggigiorno si arrivi al letto proprio per raggiungere l’intimità e non per coronare un’intimità consolidata precedentemente. Sembra, cioè, che i momenti siano invertiti: invece di andare a letto perché si è psicologicamente intimi, cioè perché si è già all’interno di un rapporto di estrema fiducia, si va a letto per costruire tale intimità e fiducia, per esser sicuri che ci sia un reale interessamento da parte del partner; come dire: «Se non vieni a letto con me significa che non ci tieni!». Questo tipo di ricatto[10], unitamente a un genuino trasporto sentimentale, costituisce il volano con cui avviene il rovesciamento[11], in cui l’intimità fisica viene anteposta all’intimità psicologica e alla concordia spirituale. 

Verginità e fiducia

Ed eccoci arrivati al vero tema che implica la verginità: la fiducia. Per poter fare l’amore occorre fiducia reciproca. La fiducia non è una cosa che si ha costitutivamente, né qualcosa che si può prendere con la forza; la fiducia è un qualcosa di cui si può solo essere degni e che si può ricevere solo da qualcun altro; ecco perché la fiducia non può avvenire senza uno scambio sociale, senza uno ‘scambio di giuramenti’ (phileîn[12]).

Verginità come status spirituale

Ora veniamo alla parte più difficile e simbolica del nostro discorso. La verginità come status spirituale, non solo come questione fisica e biologica. Abbiamo già detto che vergine significa donna intatta. Ora vediamo perché e cosa comporta. Per poterlo capire ci affideremo a due nozioni simboliche, cioè due miti che rivelano la vera natura della verginità. Il primo è il segno zodiacale della Vergine; il secondo, che gli corrisponde, è il mito delle dodici fatiche di Ercole[13]. Entrambi i miti insegnano quale sia l’importanza della fiducia e il suo valore dal punto di vista spirituale. Iniziamo dallo zodiaco.

La Vergine nello zodiaco

La Vergine è un segno che corrisponde alla fine dell’estate, momento dell’anno in cui la terra – la Vergine è un segno di terra – ha già dato i suoi frutti e ora deve essere rivivificata, cioè deve riceve il seme, la componente essenziale e spirituale della vita. I nativi della Vergine, infatti, sono persone prive di quello slancio e quell’impulsività che sono caratteristici di altri segni – ad esempio l’Ariete – e sono tutti intenti ad una serrata e meticolosa analisi della realtà; quello che manca ad una Vergine è quello slancio vitale che gli consentirebbe di accedere alla intimità altrui e il suo modo di amare il prossimo viene spesso declinato in senso razionalistico. Questa natura diffidente e razionalizzante è in effetti lo stato d’animo anche di una vergine, nel senso di donna che non ha mai avuto alcun rapporto sessuale, una giovane nubile – Mariah significa giovane nubile – deve essere in effetti un po’ diffidente, analitica, cioè deve trovare in un uomo quella fiducia per poter fare un salto, potersi affidare e quindi per poter diventare produttiva. 

Il mito di Ercole

Lo stesso tema della fiducia lo troviamo nel mito di Ercole: in una delle sue mitiche fatiche, l’eroe greco deve farsi consegnare la cintura – simbolo della verginità – dalla regina delle Amazzoni, Ippolita. La regina tuttavia non si fida e scatena una battaglia contro Ercole che, nell’impeto della colluttazione, arriverà ad uccidere la donna. Senza entrare nel dettaglio del mito, possiamo capire molto bene che la mancanza di fiducia tra uomo e donna scatena una battaglia fratricida, in cui è la parte femminile a soccombere[14], cioè la parte della fertilità: la battaglia fra sessi porta alla sterilità di un popolo. Fuor di metafora, vediamo le implicazioni spirituali. 

Amore e spiritualità: elogio alla verginità

Cos’è la spiritualità?

Facciamo prima un’ulteriore precisazione: c’è molta confusione circa quello che è da considerare spirituale e cosa non lo è; si confonde la spiritualità con il sentimento, con la magia, con l’occultismo, con lo spiritismo, con discipline e tecniche di rilassamento, cultura New Age e così via. Niente di tutto ciò. Il concetto che più si avvicina a quello di spiritualità è quello di intelletto[15]: la parola ‘intelletto’ costruita sulla parola latina lego (vedere, leggere, avvolgere[16]), significa ‘vedere dentro’, vedere cioè la parte invisibile ed essenziale delle cose, cioè la parte spirituale[17]; l’intelligenza, in estrema sintesi, significa capacità di vedere il lato sintetico ed essenziale delle cose, cioè il lato spirituale. 

Anamnesis: la vera conoscenza

Facciamo un esempio: poniamo di essere in un locale pubblico e che ci siano una decina di ragazze; di queste ragazze, una in particolare attira la nostra attenzione e cominciamo a guardarla con interesse; tuttavia, per quanto ci possiamo sforzare, il nostro sguardo non sarà mai capace di cogliere nient’altro che l’aspetto estetico, cioè l’aspetto esteriore della persona. Ci vuole ben altro per capire come è una persona. Ora però immaginiamo di cominciare a parlare con questa persona e, improvvisamente, abbiamo un déjà vu: stiamo avendo un’intuizione intellettuale, questa ragazza ci piace veramente; non è un ragionamento, non è neanche una sensazione prodotta dai nostri sensi, ma è una funzione puramente intellettuale! Abbiamo visto la parte più essenziale della persona, abbiamo visto il suo cuore[18]. Questo fenomeno era chiamato dai greci anamnesis, cioè quello che noi potremmo indicare con il termine ‘reminiscenza’; il ricordo della reminiscenza è quello stato edenico che ci accomuna: quel sentire puro e pieno che è perfetto solamente in tre tipi di circostanze: quando nasciamo e siamo in relazione con la n vostra mamma, quando raggiungiamo lo stato di santità e quando amiamo veramente qualcuno. Questi tre stati d’animo – o meglio stati intellettuali – sono accomunati da una componente: la purezza e la pienezza (koros[19]); purezza e pienezza dell’amore di un bambino per la sua mamma, dell’amore del santo nei confronti di Dio, di un amore vero fra un uomo e una donna: in una parola, perfezione. 

La purezza

Dovrebbe essere intuibile, a questo punto, che una donna vergine, intatta e pura, sarà tale se e solo se non è passata attraverso quel processo di lutto e separazione che si richiede alla fine di ogni storia d’amore finita male. Insomma: per poter essere nelle migliori condizioni possibili per amare qualcuno, bisogna che il nostro cuore sia in grado di operare una scelta consapevole, ma che sia anche in grado di amare senza riserve, senza alcun tipo di inquinamento intellettuale[20] che comprometterebbe l’unione tra uomo e donna.

Libertà sessuale e aborto

I temi controversi della libertà sessuale femminile e dell’interruzione della gravidanza sono tutti il prodotto di una perdita di orizzonte di senso, cioè la perdita della componente spirituale. Sia che siate pronte o non siate pronte alla maternità, donne di ogni razza ed estrazione sociale, siete coinvolte in un processo di crescita spirituale[21]; non si dovrebbe accedere alla mera attività sessuale fino a quando non si sia raggiunta la piena maturità, il pieno equilibrio mentale, stato che si raggiunge attraverso un perfezionamento di tipo intellettuale e spirituale; questa maturità non è da considerarsi solo in senso biologico e fisico, infatti la crescita fisica non garantisce quella maturità che riguarda la capacità di prendersi cura e essere pienamente responsabili per la vita di un’altra persona; se una donna non si sente pronta alla maternità significa che non è pronta nemmeno per la sessualità. La sessualità, infatti, non è sinonimo di crudo incontro tra organi sessuali, ma anche di intimità, di quell’armonia che si crea tra due individui quando sono pienamente coscienti di sé e pienamente conoscenti dell’altro e non ci dovrebbero essere dubbi su questo.  

Intimità e conoscenza

L’intimità e la conoscenza dell’altro non possono essere coltivate nella relazione con un’altra persona se non c’è sufficiente equilibrio, sufficiente pienezza e padronanza delle proprie funzioni psichiche e intellettuali. Paradossalmente sono soprattutto le donne che rivendicano il diritto di interrompere una gravidanza. Ma questa interruzione è dovuta ad una condizione che ha visto un uso improprio delle proprie risorse[22]; come un pulcino che lascia il nido senza avere ancora abbastanza penne sulle ali, l’uscita di un bambino senza che vi sia il suo nido, cioè l’amore di un padre e una madre che lo aspettano e lo desiderano non può che volgere al disastro. L’incontro tra una cellula uovo femminile con la cellula uovo maschile deve avvenire là dove ci sia già stato uno scambio di giuramenti (phileîn), cioè là dove ci sia stato il raggiungimento della piena intimità psicologica, la quale può avvenire solo dopo un certo grado di perfezionamento intellettuale nei singoli, cioè col raggiungimento di quell’equilibrio spirituale che garantisce la validità di una promessa e un giuramento: «Prometto di amarti e onorarti per il resto della mia vita».

Perfezione intellettuale come maturità sessuale

Come si raggiunge questa perfezione intellettuale? Come facciamo a capire di essere pronti? La condizione si raggiunge per la donna là dove ci sia la piena potenzialità materna, cioè quando la donna si sente pronta alla maternità; cioè è proprio la maternità che costituisce la stazione di passaggio, quella condizione intellettuale e spirituale minima e necessaria per poter incontrare un uomo in piena intimità; non solo la donna che si sente pronta alla maternità è una donna pronta ad avere un bambino, ma è anche una donna pronta ad essere un’amante, un’amica e una compagna per la vita; non dovrebbe essere accettato lo sganciamento della sessualità dalle potenzialità materne. Detto brutalmente: per poter avere una sana e potente attività sessuale, bisogna essere spiritualmente all’altezza, cioè aver raggiunto la maturità sessuale, che nel caso della donna è contrassegnata dal desiderio di maternità. 

Libertà sessuale come fallimento sentimentale

A questo punto le donne esclamano e non senza il consenso maschile: «Dovrei aspettare fino al matrimonio per avere un rapporto sessuale?». La riposta è più semplice di quanto ci possiamo aspettare: «Certo, ma nulla vieta che vi possiate sposare anche domani!». Non è forse così? Quello che accade comunemente, invece, è che si vuole qualcosa nel modo non appropriato: vogliamo fare sesso senza essere adeguatamente preparati e senza nemmeno conoscere veramente la persona con cui ci intratteniamo; ed è per questo che spesso ci facciamo del male, perché le storie nate senza fondamento finiscono, male[23]; il fallimento in un rapporto è spesso dovuto alla mancanza di maturità, non al fatto che due persone non si amano sinceramente; come se volessimo guidare la macchina senza nemmeno avere la patente: facciamo degli incidenti. Tutto ciò è da considerarsi una disarmonia dovuta al fatto che abbiamo perso di riferimento l’intesa intellettuale[24], la quale non solo dovrebbe precedere temporalmente l’intimità fisica, ma in realtà ne costituisce il suo fondamento e la sua garanzia che, per altro, può vivere e sopravvivere ben oltre e più fortemente di qualsiasi prossimità fisica. In realtà: se ci fosse un’intimità psicologica, una vera affinità intellettuale, quella fisica e sessuale non sembrerebbe più così urgente e irrinunciabile. Cfr. https://youtu.be/1yRCElkdS0E

Amore e spiritualità: elogio alla verginità

Amore spirituale e amore corporeo

Il fatto che l’intimità fisica appaia ai giorni nostri e quasi universalmente così importante e insostituibile è proprio perché nella realtà mancano completamente le basi intellettuali e spirituali; il bisogno di contatto fisico appare irrinunciabile perché tenta di supplire una mancanza spirituale, cioè una vera e autentica intesa intellettuale. È proprio perché non ci sappiamo più amare con l’intelletto che pensiamo necessario e irrinunciabile “amarci” col corpo! Non senza apprensione, osserviamo come i giovani d’oggi siano disperatamente soli e come il loro cercarsi fisicamente e lo sballottarsi materialmente[25], sia il disperato tentativo di riempire quel vuoto incolmabile creato dalla totale assenza di una dottrina spirituale.

Concepimento nel cuore o nel letto?

Fare un bambino non può essere definito come l’incontro tra due cellule uovo, è un concepimento che avviene ancor prima dell’appuntamento che ci diamo alla sera; è nel cuore e nella mente di una donna che si deve formare l’immagine di un bambino; deve essere prima desiderata nel cuore, poi realizzata nel letto. Questa immagine, questo pensiero non riempirà né il nostro portafogli, né necessariamente la nostra casa, ma ci riempirà il cuore, che è l’unico luogo che, riempito sufficientemente, può appagarci veramente, cioè portare la pace in noi.

Vero amore

Ci rendiamo conto di quanto anacronistiche possano sembrare queste parole; ci rendiamo conto di come la maggior parte delle persone si accontenti di un estemporaneo e fugace contatto genitale. Noi pensiamo che possiamo avere di più, che, nonostante tutto, il nostro cuore, seppur tramortito e corrotto dalla società moderna, sia ancora in grado di amare, di avvicinarsi cauto e puro al cuore di un’altra persona e, piano piano, sia in grado di amare di nuovo, riconoscersi: anamnesis

Quando la grazia si effonde nella volontà, si chiama amore. (Eckhart, 2017, p. 51)[26]

Cfr. “Cuore e intelletto”: https://youtu.be/rUbatCdPKVM


[1] Analogo al burqa ma che lascia scoperti gli occhi.

[2] Vedi “Il velo delle vergini” in Tertulliano (2012). Opere montaniste. Città Nuova Editrice. Roma.

[3] Vedi “Il velo delle vergini” in Tertulliano (2012). Opere montaniste. Città Nuova Editrice. Roma.

[4] https://www.themuslimpost.com/the-burqa-or-the-bikini/

[5] Bisognerebbe chiedersi: «Cos’è che nasconde esattamente?»; e poi: non è proprio un nascondere, ma un velare.

[6] In questo risiede il concetto di intimità: avere una parte di sé al riparo dallo sguardo giudicante degli altri, in questo caso, degli uomini. 

[7] Cfr. Han, B.C. (2014). La società della trasparenza. Nottetempo. Milano.

[8] https://youtu.be/hje9uvUXKQU

[9] Lo stesso orrore che possiamo provare noi di fronte ad una donna coperta da un burqa, lo provano i musulmani di fronte alla nudità pubblica e sfacciata delle nostre donne.

[10] Tipico soprattutto dei maschi.

[11] Il rovesciamento è l’essenza del satanismo.

[12] Benveniste, E. (2001). Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. Volume Primo. Economia, parentela, società. Einaudi Editore. Torino, p. 257.

[13] Le dodici fatiche di Ercole corrispondono ai dodici segni zodiacali.

[14] Del resto, la parte maschile, quello spirituale, non può morire, proprio perché spirituale. 

[15] Quello che i greci chiamano nous.

[16] Campanini, G. & Carboni, G. (1961). Vocabolario Latino-Italiano Italiano-Latino. G. B. Paravia. Torino.

[17] La parte spirituale è sì invisibile, ma in quanto spirituale ed essenziale alla cosa, ne costituisce la sua causa.

[18] Il cuore è la parte essenziale delle persone ed è la vera sede dell’intelligenza. 

[19] Koros in greco significa ‘bambino’, ma anche ‘pienezza’: è il coro della chiesa che riempie la Chiesa con la sua pienezza; non sarà inutile sottolineare la contiguità semantica tra purezza e pienezza: l’essere intatto e non contaminato consente di avere la massima potenza.

[20] Un inquinamento intellettuale può essere causato da un semplice pensiero; il pensiero, ad esempio, di essere stata lasciata, tradita o semplicemente che una storia già verificatesi è andata male; basta il pensiero per corrompere una piena speranza, un’autentica fiducia, la purezza del proprio cuore. 

[21] Le dodici fatiche di Ercole sono le tappe di un percorso di crescita spirituale, cioè un percorso iniziatico.

[22] Tecnicamente si dice peccato, cioè l’uso improprio di qualcosa.

[23] Non sarà inutile sottolineare come l’odio che le donne femministe provano ed esprimono nei confronti degli uomini come genere, nasca proprio da esperienze negative con gli uomini, in cui sia le donne, sia gli uomini sono troppo immaturi per poter avere un rapporto sentimentale e sessuale. 

[24] Vera intimità.

[25] Pensiamo all’abuso delle droghe.

[26] Eckhart, M. (2017). La via del distacco. Lorenzo de’ Medici Press. Firenze.

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