Papa Francesco è cattolico? Versione estesa

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Questa è la seconda parte di un precedente articolo, la prima parte la puoi trovare qui: Il Papa è cattolico? Domanda interessante

Visti i criteri con cui possiamo sapere se qualcuno è cattolico o meno, torniamo alla domanda con cui abbiamo iniziato questo pezzo. Francesco è cattolico?

Ebbene, il neonato Jorge Bergoglio fu battezzato il giorno di Natale del 1936. Naturalmente questo avvenne con il rito tradizionale e si verificò prima dell’attuale periodo di caos disciplinare – così, a differenza di molti battesimi di oggi, non ci sono motivi per dubitare della validità del suo battesimo!

Allo stesso modo è certo che Bergoglio non è mai incorso in una scomunica ufficiale decretata da un Sommo Pontefice.

Due criteri sui quattro necessari per essere considerati effettivamente un membro della Chiesa sono dunque soddisfatti. Tralasciamo la questione se si sia separato dall’unità del Corpo attraverso lo scisma e consideriamo l’importante questione della professione della fede.

Significato e importanza di professare la fede

La professione di fede è una condizione essenziale per essere cattolico.

Chiariamo che “professare la fede” non vuol dire semplicemente “professare di credere nella fede” o “professare di essere cattolico”. Significa la professione esteriore della fede cattolica e una manifestazione di sottomissione al magistero della Chiesa.

La Chiesa è una società visibile è “la congregazione dei fedeli”. I suoi membri sono quindi visibili e identificabili come tali, almeno nella maggior parte dei casi. Ma questo sarebbe impossibile se i criteri per l’adesione a questa fede non riguardassero anche aspetti visibili, verificabili o conoscibili.

Il carattere del battesimo è invisibile, ma il rito stesso è visibile. La separazione aperta dal Corpo è visibile e tali persone non sono più “riunite”. Allo stesso modo, anche la professione di fede deve essere visibile. Ma la virtù della fede è invisibile, tranne che nella misura in cui è professata esternamente.

La Chiesa, inoltre, è anche identificabile dai quattro requisiti di unità, santità, cattolicità e apostolicità. Per unità si intende, tra l’altro, che Essa è visibilmente unita nella fede.

Se coloro che professano visibilmente e deliberatamente una fede diversa fossero in qualche modo ancora membri della Chiesa, questa unità di fede andrebbe perduta. Ciò significa che la Chiesa non sarebbe più un solo corpo. Non professerebbe una sola fede. Non sarebbe unita. In realtà, non potrebbe essere visibile: diventerebbe invisibile.

Ma questa non sarebbe la Chiesa che Cristo ha voluto. Si potrebbe individuare una certa struttura con varie istituzioni ufficiali e una continuità materiale con la Chiesa, ma non sarebbe la Chiesa di Cristo secondo i criteri teologici classici.

Questo è un aspetto piuttosto importante, ed è così basilare che può essere trovato pressoché in ogni catechismo tradizionale.

Consideriamo quindi i tre modi principali con cui professiamo la fede, ovvero:

La nostra condotta ordinaria

Non negare la fede

Affermare direttamente la fede in determinate circostanze.

La nostra condotta ordinaria

Professiamo la fede in modi ordinari, quasi impliciti, osservando i precetti della Chiesa, affermando la fede agli altri e difendendola, privatamente o pubblicamente, facendo alcune cose come ad esempio frequentare il culto pubblico e i sacramenti e inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento.

Non negare la fede

Anche se potrebbe sembrare strano, possiamo professare la fede non facendo nulla che la neghi. Ma la fede si può negare in molti modi.

Rispetto a quanto detto sopra, possiamo negarla rifiutando le manifestazioni di culto ordinarie e i gesti quotidiani menzionati.

A volte coloro che trascurano queste pratiche ordinarie lo fanno per ignoranza o semplicemente per pigrizia e questo non manifesterebbe necessariamente una negazione della fede.

Altre volte però tali omissioni manifestano effettivamente una negazione della fede, e in alcune circostanze questo può essere conosciuto e giudicato dagli spettatori.

Questa capacità generale di osservare e riconoscere i fratelli cattolici – non da ultimo con la loro professione della stessa fede – è un aspetto fondamentale della visibilità della Chiesa.

Tale osservazione non è un giudizio legale, è solo un giudizio di fatto, paragonabile al notare che qualcuno è un uomo o una donna, vivo o morto, o un membro della propria famiglia oppure uno sconosciuto.

Questo non presuppone che si riesca sempre a riconoscere chi è cattolico da chi non lo è: ci possono essere infatti alcuni casi “grigi”, tuttavia l’esistenza del grigio non confuta l’esistenza del bianco e nero.

Aperta negazione della fede

Facciamo un esempio: un importante uomo di Chiesa riceve in udienza privata un amico giornalista. Dopo questa conversazione, il giornalista riferisce a tutto il mondo che questo personaggio pubblico ha negato l’esistenza dell’Inferno. Forse il giornalista sta mentendo o sbagliando: possiamo dare all’uomo di chiesa il beneficio del dubbio.

Il normale standard di comportamento umano vorrebbe che l’uomo di chiesa mettesse immediatamente, chiaramente e definitivamente le cose in chiaro. Più alta è la posizione gerarchica di tale uomo, più importante sarebbe un tale dovere.

Ma immaginate se, invece di questo, un vago comunicato stampa lo negasse in modo ambiguo, contorto e indiretto. Non abbiamo bisogno di affrettarci a giungere a nessuna conclusione, però provate a pensare se dopo questo grave scandalo, l’uomo di chiesa concedesse a questo giornalista un’altra udienza privata, e la stessa cosa accadesse di nuovo con un altro dogma della fede: il giornalista afferma con sicurezza che tutti gli amici di questo uomo di chiesa sanno che egli nega la divinità di Cristo.

E immaginate se questo accadesse ancora, e ancora, e ancora – a volte “corretto” con affermazioni vaghe che sembrano più ammiccamenti e con un cenno del capo – e sempre con un’ulteriore intervista.

In queste circostanze, non avremmo forse la certezza morale che questo uomo di chiesa voglia che queste opinioni siano rilasciate e manifestate in questo modo?

Sarebbe imputare un comportamento estremamente bizzarro e irrazionale a entrambi i protagonisti trarre una conclusione diversa. Tuttavia non siamo obbligati a cercare motivazioni astruse per togliere questo uomo di chiesa dai guai. È teoricamente possibile che esista un’altra spiegazione. Ma cosa c’è di reale qui? Cosa si basa sulle regole ordinarie della condotta umana?

Tali spiegazioni mancano anche del punto chiave: non sono le parole riportate dall’ecclesiastico o il silenzio da soli che devono essere spiegati: piuttosto, ciò che deve essere spiegato sono tutte le successive interviste e udienze.

La questione lampante è questa: l’uomo di chiesa potrebbe togliersi dai guai, e sta scegliendo di non farlo.

“Ma.”, potremmo chiederci” ha il dovere di togliersi dai guai? Forse ha buone ragioni per rimanere in silenzio! Forse non conosce la controversia, forse è umile, o forse è solo ignorante della fede, e si sbaglia in buona fede!”

Queste sono solo tante altre contorsioni gratuite.

Torniamo alla domanda.

Francesco professa la fede?

Sulla base di quanto esposto, possiamo vedere che a volte dire “alcune cose cattoliche” non è sufficiente per dimostrare che Francesco professa la fede. Dobbiamo guardare al quadro generale, la “Gestalt”.

Scrivendo nell’anno 2022, diventa faticoso riportare tutte le prove per cui Francesco non professerebbe la fede cattolica, quindi cerchiamo di essere brevi.

Siamo tutti consapevoli degli innumerevoli modi in cui la condotta ordinaria e quotidiana di Francesco manifesta un allontanamento dalla professione della fede cattolica. Basti pensare alle sue ripetute interviste al compianto Eugenio Scalfari.

A ciò potremmo aggiungere la tolleranza e la difesa delle cerimonie della Pachamama (ricordando l’osservazione di San Tommaso d’Aquino che se qualcuno dovesse “adorare presso la tomba di Maometto, sarebbe considerato un apostata”. Non c’è nulla di speciale in questa tomba in questo contesto) e la rilevanza per Pachamama è ovvia.

Quindi, non è credibile affermare che Francesco professi la fede nel suo corso ordinario di azioni, anche se fa “alcune cose cattoliche”.

Non racconteremo tutti gli altri esempi possibili.

Ma che dire degli altri punti, ovvero del negare direttamente la fede e non professarla direttamente quando invece dovrebbe?

Consideriamo la saga di Amoris Laetitia.

Nel 2015 Francesco promulgò Amoris Laetitia. L’anno successivo 45 accademici scrissero una lettera al Decano del Collegio cardinalizio, sostenendo che questo documento conteneva una serie di proposizioni che erano state classificate come eretiche o comunque errate. La lettera chiedeva che queste proposizioni fossero condannate non per malizia, ma per avere chiarimenti su questioni di fede e morale.

Nel settembre del 2016, i cardinali Burke, Caffarra, Brandmüller e Meisner presentarono cinque “dubia” (domande) su questo documento, e in seguito resero pubblica la loro lettera in quanto non avevano ricevuto risposta. Si chiedeva quindi a Francesco di “risolvere le incertezze e portare chiarezza” su cinque punti di fede e morale.

Sempre nel settembre 2016, i vescovi di Buenos Aires scrissero un documento sull’attuazione di Amoris Laetita in cui affermavano che i passaggi controversi significavano che le coppie che hanno divorziato e poi contratto un altro matrimonio possono, in determinate circostanze, ricevere i sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione senza alcun requisito per un cambiamento nella loro situazione.

In una lettera privata trapelata successivamente, e poi nel giugno 2017, promulgata da Roma negli Acta Apostolica Sedis, insieme allo stesso documento di Buenos Aires Francesco ha scritto:

“Il documento è molto valido e spiega completamente il significato del capitolo VIII di Amoris Laetitia. Non ci sono altre interpretazioni”.

Molti altri sforzi apparvero negli anni successivi. I cardinali Meisner e Caffarra sono morti entrambi nel 2017 senza ricevere una risposta diretta.

In realtà non c’era bisogno di una risposta. Promulgare la lettera privata di cui sopra negli Acta era di per sé la risposta ai dubia: essa fu promulgata, nonostante Francesco fosse informato dei problemi e fosse edotto sulle richieste di chiarimenti. Promulgare quella lettera è stato il chiarimento.

Nel 2017 un gruppo di 62 cattolici ha presentato a Francesco una “Correzione filiale” per “propagare eresie”, in cui si affermava che:

“Il papa, con la sua Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, e con altre parole, azioni e omissioni correlate, ha effettivamente sostenuto sette posizioni eretiche sul matrimonio, la vita morale e la ricezione dei sacramenti, e ha fatto sì che queste opinioni eretiche si diffondessero nella Chiesa cattolica”.

Nel 2018, gli arcivescovi Peta e Lenga e il vescovo Schneider hanno emesso una pubblica “Professione di verità immutabili sul matrimonio sacramentale”, evidentemente in opposizione alle idee espresse nel documento.

Nel 2019, un certo numero di eminenti ecclesiastici e studiosi ha pubblicato una lettera aperta accusando Francesco di “delitto canonico dell’eresia“. Questa lettera sorprendente affermava:

“Accusiamo Papa Francesco di aver, con le sue parole e le sue azioni, dimostrato pubblicamente e pertinacemente la sua fede nelle seguenti proposizioni [cit. la lettera] che contraddicono la verità divinamente rivelata”.

Dopo aver dettagliato sette proposizioni, la lettera enunciava:

“Le dichiarazioni pubbliche di Papa Francesco e le sue azioni pubbliche. Le due forme di prova sono correlate. Le sue azioni pubbliche servono a stabilire che le dichiarazioni pubbliche elencate di seguito erano intese da lui per essere lette in senso eretico”.

Si può presumere che Bergoglio sia abbastanza ben informato sulla dottrina cattolica da sapere che le eresie che professa sono contrarie alla dottrina cattolica.

La lettera si concludeva con un appello ai Vescovi del mondo di ammonire pubblicamente Francesco e di “abiurare le eresie che ha professato”.

Siamo ora tornati alla domanda a cui bisogna rispondere:

dato che è evidente che Francesco non professa la fede, e che abbiamo il diritto e il dovere di riconoscerlo e dato che professare la fede è un requisito per essere un membro della Chiesa cattolica

si può ragionevolmente dire che Francesco è cattolico?

L’articolo è estratto è tradotto da QUI

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