Netanyahu, contro la tempesta perfetta

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Migliaia di persone in Israele protestano per il cambio del sistema giudiziario.

È una tempesta perfetta, quello che sta succedendo. Fondamentalmente, hai una situazione, come ha sottolineato, il primo ministro è nel mezzo di un processo per corruzione con tre capi d’accusa. Hai gli ultraortodossi. Sono arrabbiati con i tribunali perché i tribunali vogliono sempre assicurarsi che non siano esentati dalla leva. C’è una coscrizione militare di tre anni.

E, inoltre, l’elettorato dei coloni è sconvolto dai tribunali perché li ritiene un vincolo, un’interruzione degli insediamenti in termini di utilizzo della terra palestinese e simili. Quindi, ogni elemento della coalizione Netanyahu ha le proprie lamentele individuali. E ora sta arrivando a un crescendo, dove tutte queste lamentele individuali stanno diventando una lamentela collettiva.

E questo li spinge a volere che Netanyahu tenga duro contro i 100.000 manifestanti che si oppongono ogni settimana. Ma non sono solo 100.000. Il punto è che i sondaggi mostrano che la maggioranza degli israeliani vuole il consenso. E ora hai il presidente israeliano. È uscito con i suoi principi che secondo lui potrebbero forgiare il consenso che non è stato scelto.

Ma penso che in Israele ci sia la sensazione che ci sia uno sfilacciamento del tessuto sociale, quella stessa coesione sociale che è stata al centro di Israele e gli ha permesso di combattere contro i suoi nemici quando si è sentito minacciato per questi 75 anni, che si sta sfilacciando . E questo è qualcosa a cui gli Stati Uniti tengono molto, perché questi sono due paesi che sono stati uniti da interessi comuni e anche valori comuni.

E se quei valori comuni sono ora in pericolo, è qualcosa che interessa agli Stati Uniti.

Ci sono sempre le stesse menti Sioniste e Marxiste dietro a questi movimenti, di fatto la riforma della legge servirebbe ad eliminare una magistratura corrotta ed asservita ad alcuni indirizzi politici, da sempre dominata da certe fazioni che la utilizzano in tutto il mondo per gestire il potere politico al governo, conosciamo bene anche da noi come la magistratura venga utilizzata da sempre per perseguitare il nemico politico, mentre il suo compito sarebbe quello di amministrare la giustizia cercando di far emergere la verità.

La riforma giudiziaria israeliana del 2023 è una serie di modifiche proposte al sistema giudiziario e all’equilibrio dei poteri in Israele . Lo sforzo è stato guidato dal vice primo ministro e ministro della giustizia Yariv Levin e dal presidente del comitato per la costituzione, la legge e la giustizia della Knesset , Simcha Rothman . Cerca di frenare l’influenza della magistratura sul processo legislativo e sull’ordine pubblico limitando il potere della Corte Suprema di esercitare il controllo giurisdizionale , concedendo al governo il controllo sulle nomine giudiziarie e limitando l’autorità dei suoi consulenti legali.

Se adottata, la riforma concederebbe alla Knesset il potere di annullare le sentenze della Corte Suprema che ritengono incostituzionale la legislazione approvata dalla Knesset, reintroducendo la legislazione e approvandola con la maggioranza dei membri della Knesset. La riforma ridurrebbe inoltre la capacità dei tribunali di condurre un controllo giurisdizionale delle leggi fondamentali e modificherebbe la composizione del comitato di selezione giudiziaria , in modo che il controllo sulla nomina dei giudici sia effettivamente affidato al governo. Levin e la coalizione di governo al potere hanno affermato che quanto sopra è il primo passo nella loro riforma giudiziaria, e che sono previste ulteriori misure, tra cui la modifica del processo di nomina dei consulenti legali ai ministeri del governo, in modo tale che siano nominati e revocati dai ministri; rendere la loro consulenza legale una raccomandazione piuttosto che vincolante per i ministri; e rendendoli subordinati direttamente ai ministri piuttosto che alla supervisione professionale del ministero della Giustizia.

Queste proteste sono volte solamente a far cadere il governo Netanyahu.

Al primo ministro Netanyahu è stato impedito dal procuratore generale di prendere parte attivamente al processo di riforma giudiziaria, a causa di un conflitto di interessi derivante dal suo processo per corruzione in corso, tra l’ altro processi basati su un castello accusatorio inesistente e privo di prove, ricorda molto la persecuzione di altri leader politici in U.S.A. in Italia e anche in altre parti del mondo, mentre i loro accusatori anche difronte ad evidenti prove di corruzione ed altri reati nemmeno sollevano interesse ad organi investigativi e giudicanti.

Il punto che getta ancora più dubbi su queste proteste e il momento, esattamente in questi giorni il primo ministro sta intrattenendo colloqui con i paesi del medio oriente e con i rappresentanti del Brics, stanno seriamente valutando la possibilità di entrare nel nuovo sistema economico ed abbandonare definitivamente il sistema Anglo Americano delle Federal Reserve e del dollaro U.S.A..

La strana puntualità degli accadimenti ed i soliti gruppi coinvolti di chiara matrice Sorosiana, lasciano pochi dubbi all’ interpretazione degli eventi, e chiaro che non interessa al popolo il cambio della ma al solito gruppo di pressione che perderebbe una delle sue leve più importanti per gestire la politica Israeliana.

Conosciamo bene questo schema, lo abbiamo già visto entrare in funzione anche di recente, come conosciamo bene la leva di pressione che viene esercitata sulla corte suprema degli Stati Uniti.

Sono sempre elementi della sinistra radica Marxista quelli che entrano in azione per esercitare pressioni contro il governo che non gli aggrada, come la stessa pressione viene esercitata dai media che all’ unisono condannano la modifica della legge addossando la colpa al primo ministro di estrema destra.

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