METAVERSO: IL MONDO VIRTUALE PARALLELO

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DEPERSONALIZZAZIONE IN CORSO E SICUREZZA DEI BAMBINI A RISCHIO

Come porre un freno ad una realtà che si sta espandendo minacciosamente con le sue propaggini ed i suoi tentacoli?

Rendendosi, innanzitutto, consapevoli del fatto che non ci stiamo confrontando con una dimensione ludica e piacevole, un’alternativa a giornate uggiose e monotone.

Non è un soltanto un diversivo o un’evasione dalla solita routine, come si potrebbe supporre nell’immaginario collettivo.

La tecnologia, quando raggiunge livelli che possono compromettere la propria ed altrui sicurezza, sia fisica che psicologica, diviene un’arma a doppio taglio, soprattutto se coinvolge i più vulnerabili e coloro che sono facilmente plasmabili, soggiogabili ed aggredibili ovvero i bambini.

Il mondo circostante è invaso da un fitto sottobosco infestato da soggetti poco rassicuranti e raccomandabili, che dovrebbero tenere in costante allerta gli adulti, in particolare, i genitori.

Metaverso, con le sue numerose applicazioni e le infinite stanze virtuali, concepito per socializzare e svolgere ogni tipo di attività, dall’intrattenimento, allo shopping, alla partecipazione di eventi, è tutto fuorché un luogo sicuro. I giovani ma anche una vasta percentuale di adulti, sono talmente assuefatti dai social e da una massiccia campagna mediatica, che li supporta e sponsorizza, che non realizzano quanto possa essere deleterio e devastante abbracciare, con disinvoltura, dinamiche allarmanti che stanno gradualmente sostituendo tutto ciò, che fino a poco tempo fa, poteva considerarsi normale, costruttivo ed edificante.

Assistiamo, giorno dopo giorno, ad un impoverimento e depauperamento dei valori fondamentali, della vera essenza dell’essere umano. Poco tempo da dedicare all’arricchimento ed al nutrimento dell’anima, poco spazio da dedicare all’Arte, alla Musica, alla Lettura, alla coltivazione di un hobby, ad un’immersione nella Natura, al miglioramento ed alla crescita del proprio IO, all’ascolto, al dialogo ed alla comunicazione verbale. Non era difficile aspettarsi che anche un’operazione mediatica così sponsorizzata dalle nuove tecnologie arrivasse a toccare l’Opera Lirica…siamo arrivati al saccheggio totale!!!

Ci mancava solo l’Opera Lirica nel “Metaverso”.

Metaverso sta fagocitando, passo dopo passo, pensieri ed azioni, nutrendosi di linfa vitale e di energie, ponendo in essere un pressante brainwashing, volto a rimuovere dalle menti abitudini e consuetudini consolidate e radicate. Le situazioni vanno vissute dal vivo, assimilando suoni, immagini e vibrazioni, ascoltando il suono armonioso della voce umana ed osservando sguardi ed espressioni del volto.

Il mondo virtuale creato da Zuckerberg (una “Seconda Vita”, a tutti gli effetti, sebbene sarebbe opportuno definirlo un succedaneo o piuttosto un surrogato), si colloca tra le varie “ossessioni” sostenute e pubblicizzate dal dr. Yuval Harari, portavoce dei principi dal WEF di Klaus Schwab fatte avanzare, ormai, grottescamente e grossolanamente ma ancora, purtroppo, supportate dai molti governi in cui il WEF ha inserito strategicamente numerosi dei suoi “adepti” della Young Global Leader Generation.

Questo “mondo alternativo” risulta non essere regolamentato sufficientemente ed è stato realizzato seguendo degli standard che non forniscono un idoneo monitoraggio di ciò che accade all’interno delle varie applicazioni.

Si accede alle chat rooms virtuali attraverso un Avatar tridimensionale, che rappresenta l’utente.

Avatar editor

L’interazione con gli altri utenti emula alla perfezione azioni e scenari come fossero reali, anche in ragione dell’impiego di visori VR che pongono il fruitore in condizione di percepire, sentire, provare sensazioni ed emozioni come se le stesse vivendo in prima persona.

Le varie situazioni in cui ci si trova coinvolti, dunque, sono delle vere e proprie full immersion in esperienze che hanno ben poco del virtuale e che possono provocare reazioni assai forti, potenti ed intense.

Stante le innumerevoli segnalazioni effettuate  fino ad oggi, sia da fruitori del servizio che da addetti ai lavori, come ricercatori, giornalisti, watchdog ed infiltrati vari, nelle numerose applicazioni del Metaverso, si affrontano, purtroppo, sempre più spesso, esperienze invasive, traumatiche, scioccanti e brutali, atteso che, dietro gli Avatar, in numerose occasioni, si celano predatori sessuali, pervertiti, molestatori seriali, individui sospetti e poco affidabili il cui principale obiettivo è quello di circuire, adescare e molestare giovani donne, adolescenti e bambini, spesso ricorrendo ad aggressioni ed attacchi violenti.

Stanze virtuali in cui accade, è accaduto e può verificarsi di tutto, inclusi abusi sessuali e stupri, persino di gruppo.

Ricercatrici ed utenti comuni che hanno subìto simili esperienze, hanno riferito di esserne uscite sconvolte, come se avessero sofferto e patito realmente per le violenze e gli stupri.

Ci stiamo riferendo a giovani donne o ad adulti.

L’impatto è stato fortemente traumatico.

Quanto potrebbe essere, dannoso, dunque, per un bambino, valicare certi “confini”?

A quali conseguenze potrebbe andare incontro una creatura innocente che, all’interno di una stanza, si vedesse accerchiata da pedofili o individui privi di scrupoli, di coscienza e di moralità?

Attenti ai predatori

Le nuove generazioni sono iperconnesse da quando vengono al mondo.

Non hanno ancora avuto l’imprinting con la propria madre, che davanti ai loro occhi si presenta quell’oggetto, dotato di fotocamera, che gli terrà compagnia per il resto della vita. Tutte le tappe del loro sviluppo e del loro cammino memorizzate ed archiviate dentro uno smartphone il cui contenuto sarà poi riversato sui social.

I giovani traggono insegnamento dagli adulti che li circondano e dalla propria famiglia. È dai propri genitori che ricevono i primi input e, immediatamente dopo, dai compagni di classe, dagli amici, dalla scuola e dal tessuto sociale in cui subentrano e si inseriscono gradualmente.

È fondamentale, pertanto, tenere sempre in considerazione che si educa e si guida un bambino, principalmente, attraverso il proprio comportamento, gli esempi impartiti ed i modelli rappresentati.

Se i bambini vivono in un mondo iperconnesso, è normale che lo saranno anche loro. Non è, dunque, stravagante o insolito che sappiano usare la tecnologia, con grande abilità, anche senza indottrinamento.

Hanno appreso indirettamente, osservando ed imitando, ripetendo ed emulando.

Per tale ragione, in tanti casi, non è così facile staccarli dallo smartphone o dal tablet che rappresentano, oramai, la loro realtà.

Non è un vanto quando i bambini bruciano le tappe e precorrono i tempi.

Il problema, quindi, non è rappresentato esclusivamente da una tecnologia oppressiva, invadente, deviata e deviante che sta assumendo derive pericolose, irretendo le masse con nuovi mezzi di comunicazione ed interazione in grado di produrre effetti negativi e rovinosi, come depersonalizzazione e perdita di identità.

La questione va affrontata tenendo anche conto del nodo cruciale dell’educazione e dell’attenzionamento dei propri figli: è indispensabile essere in grado di indirizzarli verso percorsi sani ed equilibrati, fornendo loro gli strumenti idonei per acquisire la capacità di destreggiarsi nella fitta foresta del web e di proteggersi dalle belve feroci.

È opportuno che i giovani vengano monitorati ma anche ascoltati ed osservati scrupolosamente.

L’ingresso a uno strip club virtuale, accessibile dall’app VRChat, consente ai bambini di entrare in strip club virtuali

Necessario accompagnarli per mano, soprattutto se piccoli, sebbene, possano apparire sufficientemente intelligenti, perspicaci e maturi per un debutto nei social.

Non devono navigare in rete da autodidatti.

Il fatto che sappiano usare uno smartphone o un qualunque altro dispositivo multimediale non sottintende che siano pronti per farlo.

Sono troppo piccoli, non sono abbastanza corazzati e forgiati, hanno una sfera emotiva facilmente scalfibile ed incrinabile e non posseggono ancora la giusta consapevolezza per comprendere appieno le loro azioni e valutarne le conseguenze ossia i rischi e le minacce in cui potrebbero imbattersi.

I dispositivi multimediali non sono adatti ai bimbi che vengono abbandonati a sé stessi, senza controlli e sorveglianza.

I social non sono dei parchi giochi o dei doposcuola, in cui “parcheggiare” serenamente i propri figli.

Nell’immersivo e variegato mondo di Metaverso, presto troverà posto anche una nuova “creazione”, figlia della tecnologia.

Il bimbo virtuale o, meglio ancora, il bimbo Tamagotchi.

Un figlio da allevare e crescere secondo i propri stati d’animo, il tempo a disposizione, la voglia di interagirci o meno. Un bimbo concepito per contrastare la noia, a misura di stress, di stanchezza e di vuoti e lacune da colmare.

Poco impegnativo, il giocattolo virtuale si comporterà esattamente come un bambino, in virtù di algoritmi che gli consentiranno di eseguire comandi, ponendolo in condizione di parlare, rispondere, ridere o piangere, di associare parole, immagini e suoni.

Il bimbo ideale che ogni genitore vorrebbe avere.

A misura d’uomo, gestibile e manipolabile, duttile e malleabile, mai invadente o ineducato, mai aggressivo o ribelle, mai eccessivo…e se lo fosse, con un click sarà possibile disattivarlo e riporlo nel suo guscio, in stand by, senza che possa creare disturbo.

Sarà l’utente a stabilire orari, ritmi, tempo e spazio da dedicargli, dal cambio del pannolino, al biberon, alla ninna nanna, alla fiaba della buona notte, alla poesia da recitare.

Un bimbo con interruttore, in buona sostanza.

La cosa più inquietante è quella di immaginare o anticipare scenari che mai vorremmo si realizzassero ovvero adulti, non propriamente equilibrati, che potrebbero adottare, un indomani, lo stesso modus operandi con una creatura in carne ed ossa, laddove, un giorno, decidessero, dopo le prove tecniche e la sperimentazione, di mettere al mondo un figlio.

Alla luce di quanto evidenziato, Metaverso non sembrerebbe incarnare affatto l’Eden del divertimento e dell’intrattenimento quanto, piuttosto, l’anticamera dell’Inferno.

Uno Strip Club nel METAVERSO

In tal senso, merita accennare, data la rilevanza nell’attuale scenario internazionale, ad una presenza che ha una certa familiarità con siti web di dubbio gusto, quella di Hunter Biden, il figlio del Presidente Biden.

Hunter Biden HA FINANZIATO una piattaforma di gioco online, “IMVU” – una dimensione virtuale assai simile a Metaverso, in cui è possibile creare un Avatar personalizzato ed interagire con altri utenti, tramite chat room pubbliche e private.

Anch’essa è stata oggetto di grandi polemiche, in ragione della ricca fauna di predatori sessuali che utilizzavano l’App per adescare i minori.

IMVU è ritenuta una piattaforma estremamente pericolosa per i più piccoli, atteso che gli utenti hanno facoltà di mantenere il più totale anonimato e che non vi è alcuna possibilità di tener traccia della fascia d’età dei fruitori.

Uno sforzo immane, dunque, da parte delle forze dell’ordine, individuare ed identificare chi si cela dietro un account, potenzialmente falso, dietro il quale agisce indisturbato un criminale.

Hunter Biden stesso, stante quanto è emerso dal suo laptop, poi confermato da The National Pulse, avrebbe creato un account su IMVU.

Il finanziamento di cui trattasi risulta nel portafoglio di Rosemont Seneca Technology Partners, RSTP, una sussidiaria di Hunter Biden ed in quello della Rosemont Capital, fondata da Christopher Heinz, che include Metabiota, una società di monitoraggio delle pandemie, avente connessioni con il Wuhan Institute of Virologia e con laboratori biologici ucraini  .

Sia Biden che Heinz erano amministratori delegati della RSTP.

Heinz è il privigno dell’ex Segretario di Stato americano John Kerry.

Sebbene il sito Web del fondo di investimento sia stato rimosso, dalle pagine Web archiviate risulta che IMVU apparteneva al portafoglio di RSTP, almeno dal marzo 2014.

Da una ricerca di “IMVU” sul laptop di Hunter Biden emerge che, il 12 novembre 2017, egli ha creato un account su IMVU, utilizzando il suo account di posta elettronica del masterizzatore, “DroidHunter88”.

Tale account è stato spesso utilizzato per iscrizioni a siti Web di pornografia o di sesso come “Adult Friend Finder” nonché “PornHub” e “Firecams” ed è stato alimentato e nutrito con decine di migliaia di dollari.

Sui siti Web di sesso, e-mail che confermano il nome completo di Hunter: Robert Hunter Biden.

Una delle tante ricevute inviate a ‘DroidHunter88’


Uno scandalo epocale.

Non è dunque frutto di congetture e complottismi di sorta il fatto che ESISTA REALMENTE una stretta connessione tra funzionari ed attivisti democratici, la PEDOFILIA che DEVE essere resa nota, esposta, divulgata e condivisa quanto più possibile.



Videopodcast per scoprire cosa nasconde Metaverso di Facebook

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