1. COSA E’ DAVVERO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO? DIPENDE DAVVERO DALL’UOMO?
Il cambiamento climatico ha come data di nascita l’inizio della rivoluzione industriale, quindi il momento in cui l’uomo inizia ad interferire sull’ecosistema terrestre attraverso azioni che causano l’innalzamento dei livelli di C02 (gas serra, combustibili fossili, deforestazione, agricoltura e allevamento).
Il primo a ipotizzare la teoria secondo cui un aumento dell’anidride carbonica avrebbe portato a gravi conseguenze per il pianeta fu il premio Nobel per la chimica S. Arrhenius.
Negli ultimi 20 anni ci è stato chiesto sempre di più di adottare comportamenti “green” per evitare il collasso del pianeta. Sempre più prepotente, la filosofia del “eco-sostenibile” – “eco-compatibile” ha toccato tutte le sfere possibili della vita umana.
A portare avanti il punto 13 dell’Agenda2030 l’icone per eccellenza è l’adolescente Greta Thunberg, attivista di “Friday for future” gira il mondo inneggiando la fine del pianeta.
Su questo punto solo due dettagli per insinuare il dubbio che non è poi tutto oro ciò che luccica: pare che la ragazza abbia fatturato 82 milioni di dollari (lo afferma il “People With Money” ma la notizia non è certa). Sicuramente però la finanza mondiale, in accordo con ONU e UE, sta sfruttando al massimo il fenomeno mediatico che ne nasce per creare allarmismo oltre il necessario per un programma di investimenti dal valore di 100 trilioni dollari (sito canadese “Global Reserch, inchiesta Engdahl).
Senza contare che sono molti gli scienziati che ne demoliscono l’atteggiamento catastrofico, Claudio Rubbia Nobel per la fisica e poi il fisico Franco Prodi parlano di “abbaglio mondiale”.
Negli anni si sono introdotte modifiche alla vita dell’uomo, anche sostanziali e costose, in nome del cambiamento climatico. Per esempio sono state introdotte nuove modalità di riscaldamento (pellet, fotovoltaico, solare), nuovi modelli di auto (elettrico o ibrido), la raccolta differenziata per l’immondizia, le diete vegane o addirittura fruttariane, i mercati equosolidali, e molto altro.
Ma si è davvero sicuri che tutto ciò che viene richiesto alla popolazione mondiale abbia come scopo il rispetto del pianeta? Si ha la certezza assoluta che la Terra stia cambiando le condizioni conosciute a causa dell’uomo? Insomma, si è sicuri, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la narrativa perpetrata violentemente negli ultimi 25 anni abbia come scopo salvare le sorti dell’ambiente?
C’è una specifica da fare, i cambiamenti prodotti dall’attività umana si definiscono “mutamenti climatici” mentre quelli che si verificano per cause naturali si chiamano “variabilità climatica” come stabilito dalla UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite). Il cambiamento climatico è decisamente un concetto troppo ampio ed astratto e racchiude tutti i cambiamenti, indipendentemente dalle cause che lo scatenano.
2. LA NASA, GLI STUDI E LE INFORMAZIONI INCOMPLETE
Proviamo ad analizzare la questione in modo obiettivo. Partiamo da questa foto, “Marmo Blu 2002”. Realizzata dalla NASA cucendo strisce di dati raccolti in 4 mesi dal sistema MODIS. Sul sito ufficiale si legge che gli scienziati “Hanno aggiunto uno strato di nuvole per creare questo marmo blu composito”. Non salta nulla all’occhio? Perché aggiungere nuvole bianche per creare il blu? E cosa c’era da correggere per essere costretti a modificare la foto? Anche perché dei cloni così evidenti di nuvole non hanno nulla di bello.
Un’altra domanda che ci si pone senza nessuna polemica è: perché si parla sempre del ghiaccio marino artico che diminuisce e non si menziona mai il ghiaccio marino antartico che invece aumenta? Il primo, parzialmente chiuso, sembra risentire del riscaldamento mentre nell’Antartide sembra esserci l’influenza del cambiamento dei venti e dell’Oceano che la circonda.
In sintesi mentre il ghiaccio nell’Artico registra una riduzione significativa a partire dal 1970, quello in Antartide ha segnato un incremento sostanziale complessivo dal 1979 al 2014, dovuto al cambiamento dei venti e all’aggiunta di acqua dolce proveniente dai ghiacciai. Aumento confermato anche dalla NASA che con un articolo del 2015 afferma che “aumento dell’accumulo di neve antartica iniziato 10.000 anni fa sta attualmente aggiungendo abbastanza ghiaccio al continente per superare le maggiori perdite dai suoi ghiacciai che si assottigliano”.
In questo rapporto si stima che la calotta glaciale abbia guadagnato 112 miliardi di tonnellate di ghiaccio tra il 1992 e il 2001. Dato che sfida le conclusioni degli studi comunemente riportati da tutti i media e dalle organizzazioni internazionali.
Sempre la NASA attesta che questa espansione stia asciugando l’atmosfera sull’Oceano Antartico. La minor evaporazione del ghiaccio marino incide sui modelli di precipitazione del mondo non permettendo la formazione di nuvole e quindi riducendo le precipitazioni. Ma, attenzione, L. Boisvert, ricercatrice del Goddard Space Flight Center della NASA, afferma nel 2020 che “ll motivo per cui ci preoccupiamo di cambiare le condizioni del ghiaccio marino in questa regione è perché il ghiaccio marino vieta l’interazione tra l’oceano e l’atmosfera”. Quindi è possibile interferire con il sistema climatico, influenzandone le precipitazioni. E quindi l’ingegneria climatica esiste! Le cosiddette “scie chimiche” non sono un’idea complottista. La modificazione del clima non è fantascienza ma avviene regolarmente attraverso ciò che viene chiamata “inseminazione delle nuvole” che consiste nel disperdere sostanze chimiche attraverso dispositivi a terra, voli aerei, razzi o cannoni antiaerei. Le sostanze possono essere iniettate direttamente nelle nuvole o lasciate cadere sopra o sotto di esse, in base alle correnti.
E’ evidente che le quattro stagioni, conosciute per come erano, non sono più le stesse: piove sempre meno e quando lo fa spesso sono alluvioni e disastri ambientali. La neve non cade più come fino a qualche anno fa e le temperature estive sono aumentate.
Ora, se il problema è l’innalzamento della temperatura globale, e lo strumento per contenerlo c’è determinando le precipitazioni perché le cose peggiorano e aumentano i cataclismi? Eppure lo insegnano anche ai più piccoli:
3. IL PARADIGMA DELLA FOTOSINTESI E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Ai tempi delle scuole elementari negli anni ‘70/’80 spiegavano il processo mediante il quale le piante producono il nutrimento necessario per sopravvivere grazie alla luce solare e la clorofilla, sono esseri autotrofi quindi non si cibano di altri esseri viventi. Trasformano l’acqua (H2O) e l’anidride carbonica nota anche come diossido di carbonio, o biossido di carbonio(il CO2 è un gas incolore e inodore, è solubile in acqua, non combustibile e inerte, il che ne rende difficile la misurazione affidabile). in sostanze nutritive. E’ il processo a tutti noto come FOTOSINTESI CLOROFILLIANA.
La clorofilla è il protagonista del processo biochimico, è un pigmento, verde, in grado di attirare la luce solare per trasformarla nell’energia necessaria a convertire l’anidride carbonica in zuccheri e carboidrati per alimentare la pianta. Stabilito che l’anidride carbonica per le piante è vitale c’è da precisare che la quantità di anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera è pari allo 0,04% (circa 400 ppm) circa.
Ora è ovvio restare basiti: “ma come solo lo 0,04% di anidride carbonica nell’atmosfera?” Sì, è così! Come riportato anche da dati ufficiali riscontrabili in tutti gli studi scientifici fatti in merito, ma lo si trova anche su WIKI. Un ultimo dato importante per avere un quadro completo di analisi è conoscere la composizione dell’aria, quella che respiriamo e che è la stessa che le piante usano per estrarre la CO2.
L’aria è composta da:
- Azoto (N2) = 78,08%.
- Ossigeno (O2) = 20,95%
- Argon (Ar) = 0,93%.
- Anidride carbonica (CO2) = 0,04%. 400 ppm
- Neon (Ne) = 18,18 ppm
- Elio (He) = 5,24 ppm
- Krypton (Kr) = 1,14 ppm
- Idrogeno (H2) = 0,5 ppm.
Inoltre acqua ed altri componenti in quantità minori, tra cui anche particelle solide in sospensione, costituiscono il cosiddetto “pulviscolo atmosferico”.
Secondo i dati ufficiali la concentrazione dell’anidride carbonica alla metà del 19° secolo era di 280 ppm, nel marzo del 2013 era di 399 ppm mentre oggigiorno siamo a 400 ppm (0,04%), anche se secondo gli stessi scienziati tale misurazione risulta difficile e quindi incerta. Qui nasce la prima domanda: come fanno a sapere a quanto ammontava la presenza di CO2 a metà del IX° sec. se ancora oggi ci sono “difficoltà in una misurazione affidabile”
Osservando le due immagini (Grafica 1 e Grafica 2) ci si chieda quale reale impatto può avere lo 0.04 % di Anidride carbonica sul clima. Può essere il circolo naturale della terra che cambia la concentrazione di questo elemento nell’aria?
Premesso che non si cercano scusanti per evitare comportamenti virtuosi e rispettosi del pianeta, la domanda è spontanea: se la terra non fosse in grado di autoregolarsi, come avrebbe potuto, dal momento della sua formazione, viste anche le continue collisioni con meteoriti pianeti ed eruzioni vulcaniche che avrebbero gorgogliato gas per milioni di anni – anidride carbonica, azoto e anidride solforosa – eliminare tutta quell’anidride carbonica?
Se si presuppone che abbassando la concentrazione di CO2, si influisce sull’ecosistema della terra, si può pensare che le piante non avranno più la possibilità di prodursi le sostanze delle quali hanno notoriamente bisogno per il sopravvivere? Di conseguenza ci si ritroverà in un unico deserto terrestre (sempre credendo che la terra non sia in grado di autoregolarsi)?
Quindi la politica GREEN che dice che produciamo troppo CO2 a cosa mira in realtà?
4. I PROVVEDIMENTI RICHIESTI PER SALVARE IL PIANETA
Qualcosa non torna anche se si pensa a tutta una serie di azioni che gli Stati e le organizzazioni internazionali richiedono.
Per esempio le auto; ad oggi l’imperativo è l’auto elettrica o ibrida poiché l’obiettivo è la diminuzione dell’emissione dei gas di scarico. Va bene, ma ci hanno mai detto come vengono prodotte le batterie delle auto elettriche, o dei monopattini tanto di moda oggi? E ci hanno mai fatto sapere come verranno smaltite? Quando la batteria giunge a fine vita, i suoi vantaggi ecologici svaniscono.
C’è mai stato un titolo di giornale o una trasmissione nota che abbia mai detto che le batterie sono prodotte con il cobalto estratto in Congo sfruttando minori (nel novembre 2021 la stima contava 40.000 ragazzini), picchiati e maltrattati dalle guardie di sicurezza, in condizioni di povertà inimmaginabili, che spesso muoiono in incidenti dovuti a carichi troppo pesanti o a crolli di gallerie artigianali?
Senza contare che l’elettrico porterà al fallimento molti del settore che faticano ad adattarsi come afferma il CEO Stellantis e un impennata significativa delle tasse per i cittadini da poter essere definita una vera e propria stangata. Per concludere, le batterie hanno una vita relativamente breve e il loro smaltimento è un vero e proprio problema poiché contengono litio, nichel, cobalto, vanadio, silicio, stagno e grafite, inoltre se finiscono nelle discariche possono rilasciare queste sostanze nel terreno. Lo confermano molti scienziati come nel caso della scienzaiata dei materiali Dana Thompson dell’Università di Leicester che nel suo studio riporta che il riciclaggio della batteria può essere un’attività pericolosa, e se si taglia troppo a fondo una cella di questi pacchi batterie, o nel punto sbagliato, questa può andare in cortocircuito, bruciare e rilasciare fumi tossici, Sono soggette anche ad autocombustione, e molto difficili da gestire.
Il loro impatto ambientale è decisamente pesante. Perché allora si spinge così tanto verso una soluzione che tale non è? Ma la soluzione c’è, se si volesse davvero un’alternativa green: l’auto a idrogeno, la Toyota è già pronta e l’Italia corre già, come spesso accade, per eccellere in questo nuovo mercato realizzando impianti ad idrogeno.
Perché insistere con qualcosa dall’impatto economico, sociale e ambientale devastante dalla sua nascita al suo smaltimento, dal costo spropositato, quando l’alternativa c’è, davvero eco sostenibile e soprattutto dai costi contenuti sotto tutti i punti di vista? Un ultimo domanda: perché sono le auto di tutti a inquinare ma le numerose auto blu di scorta dei politici, i loro aerei privati o yatch non sono un problema?
Forse il “GREEN” è POLITICALLY “UNCORRECT” ed anche un pochino radical chic.
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