Rivoluzione colorata in Persia
In Iran, mentre il presidente Raisi era in trasferta a Samarcanda, dove ha aderito allo SCO, la giovane Mahsa Amini è stata uccisa per aver indossato il velo in modo non appropriato.
Già nel 2008 il governo di Ahmadinejad si era avvicinato alla Cina.
La trattativa era andata avanti fino al 2010, ma l’adesione non si era concretizzata, perché l’alleanza non accettava nazioni sottoposte a sanzioni ONU. All’epoca, lo stato medio-orientale era già nell’occhio del ciclone per il suo programma nucleare.
Nel 2015 il Premier Rouhani, di idee opposte al predecessore, aveva concluso un accordo con gli USA di Obama (con Biden vice), che prevedeva un incremento degli scambi, in cambio di concessioni sull’atomo.
Nel 2016, con l’arrivo di Donald Trump, le trattative si sono fermate del tutto. La strategia del 45esimo presidente era di ridurre gli scambi USA-Cina e di stralciare l’accordo nucleare.
Da quel momento Teheran ha continuato il suo programma, venendo meno a tutte le limitazioni previste, ha incrementato la pressione sui Paesi vicini ed ha riaperto i negoziati con Xi, oltre ad aver fornito i droni alla Russia, impegnata in Ucraina.
Oggi Biden ha bisogno di riaprire gli scambi con la Persia, a causa della scarsità di petrolio che incrementa l’inflazione. È necessario allontanare l’Iran da Pechino ed avvicinarlo a Washington. Ecco il perché della rivoluzione colorata di questi giorni, un sospiro di sollievo per quei paesi (Israele e gli stati sunniti), che vedono nel programma nucleare dell’Iran, una minaccia esistenziale.
Il caos interno farà arenare qualsiasi altra trattativa sull’atomo.
Il Tesoro USA ha preso provvedimenti contro le entità che permettono all’Iran di esportare il greggio verso la Cina, come le Società di intermediazione di Iran, Emirati, India ed Hong Kong che hanno aiutato le entità sanzionate (Trilliance Petrochemicals Co., Persian Gulf Petrochemical Industry Commercial), a scambiare petrolio con il Dragone.
Le sanzioni sono state applicate a queste Società per il mancato rispetto dell’Iran alle limitazioni sulla ricerca in ambito nucleare.
Gli Usa hanno riconosciuto, come ulteriori aggravanti, l’uccisione di Mahsa Amini, il successivo inasprimento delle leggi e la fornitura di armi alla Russia.
Il Tesoro dettaglia le società che hanno intermediato con la Trilliance Petrochemicals Co., vendendo il greggio in India e Hong Kong e quelle che hanno operato con la Persian Gulf Petrochemical Industry Commercial, intermediando il petrolio con Cina e Singapore.
Per effetto delle sanzioni, tutti i beni riconducibili a chi è oggetto di sanzioni, detenuti da cittadini USA, oppure da entità a loro riconducibili, saranno oggetto di sequestro dall’OFAC (Ufficio Controllo Assets Stranieri).
Lo stesso Ente potrà sequestrare le proprietà in transito negli States e sanzionare gli intermediari finanziari (anche stranieri), che fanno da veicolo per trasferimenti di denaro dei sanzionati.
L’obiettivo degli Stati Uniti, non è causare un danno economico, ma incentivare l’Iran a cambiare condotta ed influenzarne la politica estera.
Difficilmente, però, Raisi tornerà sui suoi passi, come per gli stati caucasici vicini, Xi è il suo interlocutore privilegiato e l’adesione alla SCO lo formalizza.
Fonti:
https://home.treasury.gov/news/press-releases/jy0980
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/iran-manifestazioni-cina-xt3jnurk