I DIAVOLI DELLA BASSA MODENESE, l’ inchiesta

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“Osserva sempre con il cuore prima che con gli occhi. Cerca di trovare la strada maestra,  non farti deviare il cammino dalle false informazioni. Scava, ricerca, attingi alla fonte. Solo in questo modo avrai la consapevolezza di non essere stato schiavo della narrativa.”

Fine anni ’90. In due paesi della Bassa Modenese vennero alla luce una serie di casi di presunti abusi sessuali: attraverso una serie di accuse, 16 bambini vennero allontanati dalle loro famiglie. Zii, nonni e genitori finirono sotto processo, una presunta setta di pedofili, che venne messa in dubbio dall’inchiesta “Veleno”.

Dalla denuncia di uno dei bambini seguì una vasta indagine della polizia che portò all’allontanamento definitivo di tutti i ragazzini dalle proprie famiglie. Lo chiamarono “Bambino Zero“.

Fotografia di “Dario” Davide “il Bambino zero”.

Il caso ebbe inizio con una famiglia di Massa Finalese, i Galliera: Davide, 3 anni, ultimo di tre figli, venne prelevato dai Servizi Sociali ed affidato, con la giustificazione di impossibilità di provvedere al minore per indigenza, alla famiglia di Oddina e Silvio, i loro vicini. Per qualche tempo il bimbo restò con la coppia, fino a che, nel giorno di Santo Stefano del 1993, venne trasferito al “Cenacolo Francescano” a Reggio Emilia. Davide venne trasferito in questo Istituto, dove vivrà per quasi due anni. All’età di 5 anni, venne affidato a un’altra famiglia della provincia di Mantova e nel 1995 iniziarono i rientri programmati dai genitori naturali. Nel frattempo, ad aiutare i Galliera c’era, oltre alla famiglia di Oddina, anche don Giorgio Govoni, il parroco della zona, che gli mise a disposizione un’abitazione. Davide tornò a casa dai genitori per l’ultima volta il 23 febbraio 1997: da quel giorno le visite alla famiglia biologica si interruppero bruscamente.

Casa di Via Abba Motto 19. La casa era stata trovata ai Galliera, dopo lo sfratto, da Don Giorgio.
Cucina della Casa di via Abba Motto 19.

Davide, questo si capirà successivamente, raccontó alla psicologa nei vari colloqui, che la sua famiglia biologica, il fratello Ivan e il papà Romano, in particolare, avevano abusato di lui. La psicologa dei Servizi che lo seguiva era Valeria Donati, della quale successivamente vennero rivelati gli interessi personali alla vicenda. Ovviamente vennero allertate, dalla stessa, le Autorità ed i Servizi Sociali incaricati per sospetti abusi. Davide non si ferma. Non solo accusa i suoi familiari di abusare di lui in casa, ma anche fuori. Le trascrizioni agli atti, riportano che raccontó di essere stato più volte venduto a scopo sessuale, facendogli scattare anche delle foto pornografiche, sempre in cambio di denaro. Il suo racconto divenne sempre più orribile.

Nell’aprile dello stesso anno infatti, prima la maestra e poi la mamma affidataria avevano raccolto una confidenza di Davide, che raccontava di alcuni “scherzi” che il fratello avrebbe fatto alla sorella “sotto le coperte”. Come ha raccontato il giornalista Pablo Trincia nel podcast Veleno, all’epoca la madre affidataria venne sentita dalle forze dell’ordine, alle quali dichiarò che Davide tornava incupito dai weekend a casa: “Fui io a un certo punto – si legge nel verbale della madre affidataria, riportato da Trincia – a chiedergli se quelle cose fatte a Barbara erano state afflitte anche a lui da Igor. Dario mi disse di sì”.

Successivamente, in altri colloqui, iniziò ad inserire nuovi elementi. I Cimiteri. Raccontó di questi luoghi, dove avrebbe ucciso con altri, 3 bambini, per adempiere ai Rituali Satanici condotti, secondo la storia agli atti, dallo stesso Don Giorgio che si era prodigato ad aiutare la sua famiglia. Davide, ampiamente sollecitato dalla psicologa Donati, da come gli atti processuali confermeranno, allarga il cerchio, coinvolge altre famiglie, altri bambini. I carabinieri, quindi, iniziarono a smantellare la rete di “pedofili”. I primi nomi fatti dal piccolo Galliera sono quelli di Federico Scotta e dei suoi bambini, quello della vicina di Scotta, Francesca Ederoclite e di sua figlia Marta. Kaenphet Scotta, non viene mai nominata. In base alle indagini, sia la bambina della Famiglia Scotta che Marta, la Piccola figlia di Francesca Ederoclite, vennero portate da una ginecologa, che confermò gli abusi subiti. Il 28 settembre del 1997, prima dell’inizio del processo di primo grado a Modena, Francesca Ederoclite si suicidò, gettandosi dalla finestra al quinto piano del suo appartamento. Fu con la morte della madre che Marta iniziò a parlare, accusando la donna.

Gli interessi rivelati successivamente della Psicologa Valeria Donati.

Il racconto di quei momenti da parte di un protagonista, suo malgrado, a questa orribile vicenda, contiene dei tratti agghiaccianti: L’ intervista a Federico Scotta : «Vennero a casa per cercare materiale pedopornografico. La perquisizione diede esito negativo e al termine ci dissero andare in commissariato per notificarci l’atto di avvenuta perquisizione. Erano le otto del mattino, dopo circa un’ ora di attesa, ci dissero di salire al piano superiore». L’ atto da notificare, in realtà, era un altro: il Tribunale dei minori, infatti, aveva disposto l’allontanamento «del tutto temporaneo» e non definitivo dei bambini.

Federico e Kaenphet, la moglie, sono confusi, non riescono a darsi una spiegazione. E non l’avranno prima di settembre. Nel frattempo, Elisa, la maggiore, di 3 anni, e Nik, il fratellino più piccolo, di soli 6 mesi, spariscono dalle loro vite. Un anno dopo l’allontanamento dai primi due, Kaempet dà alla luce un’altra bambina, Stella, ma il responsabile dei servizi sociali, la sottrarrà ai genitori senza nemmeno fargliela vedere. «Mi dissero di aspettare in una stanzetta, da solo. Mentre la mia ex moglie venne portata in reparto perché aveva subito un cesareo. Dopo, mi concessero di andare a vedere come stava. Lei mi chiedeva della bambina». Federico non aveva la forza di darle quella notizia. Kaenphet ci arrivò da sola: «Ce l’hanno portata via?», chiede al marito, «Purtroppo, sì», risponde lui.

Federico Scotta, condannato a 11 anni di carcere per Pedofilia e Satanismo seppur innocente, furono portati via tutti e 3 i figli e non li ha mai più rivisti.

Davide, iniziò infatti a raccontare alcune cose che accusavano la propria famiglia, che col tempo si arricchirono di particolari scabrosi e che coinvolsero sempre più persone. Nell’ inchiesta vennero annoverati abusi e violenze, filmati pedo pornografici, di riti satanici svolti nei cimiteri condotti da un Parroco, Don Giorgio Govoni, che coinvolgevano anche altri bambini e persino di rituali con violenze sui bambini che venivano spinti ad uccidere i loro coetanei. In seguito alle sue dichiarazioni il 15 luglio 1997 venne chiesto il rinvio a giudizio per sette persone.

Studio di Don Ettore Rovatti. Qui all’ epoca scrisse il libro su Don Giorgio e catalogato e studiato tutte le indagini e i processi perchè non poteva credere alle accuse che venivano fatte.

Il paesino è incredulo, devastato, si dubita di tutti. L’equilibrio sociale pesantemente compromesso.

I bambini, uno dopo l’ altro, iniziarono ad essere portati via. L’ angoscia che potesse capitare a chiunque era una scure su tutte le famiglie. Bastava soltanto che i bambini si conoscessero, che si fossero anche solo visti a scuola, un nome per un bambino è solo un nome.

Dopo i Galliera è il turno della figlia di Santo e Maria Giacco, che il 16 marzo 1998 viene prelevata da scuola dalla polizia. La piccola era la compagna di giochi di Davide, il “Bambino 0”.

Santo Giacco, padre di “Margherita, 8 anni. Non ha mai più rivisto la figlia.

Il 12 novembre 1998 tocca alla famiglia Covezzi a cui vengono portati via tutti e quattro i figli insieme ad un altro bambino, Christopher, che a diciott’anni sarà l’unico a ritornare poi a casa negando di aver accusato i suoi genitori. Le accuse iniziali furono per scarsa vigilanza sui propri figli, ma successivamente, con l’ ascolto da parte dei Servizi Sociali dei “racconti” dei loro bambini, l’ accusa diventò “Pedofilia ed Abusi sessuali”.

Casa di Lorena Morselli e Delfino Covezzi. Avevano 4 figli tutti portati via e mai più rivisti. Lorena all’ epoca era incinta del quinto così fuggi in Francia dove ancora oggi vive con il suo unico figlio rimasto, Stefano.

Le accuse che questi bambini, dopo estenuanti interrogatori da parte degli assistenti sociali, rivolgono ai loro stessi genitori sono pesantissime. I fascicoli venivano riempiti di racconti terribili, da rituali orgiastici nei cimiteri, diretti da Don Govoni, per i quali, I genitori, mettevano a disposizione i loro figli dandogli modo di compiere anche sacrifici umani dove, i cadaveri di altri bambini, venivano gettati in un fiume. In quel fiume, che fu puoi dragato, non si trovò mai niente e nessuno mai nella zona, sparì.

Interno del cimitero di Finale Emilia. La proprietaria della casa rosa che affacci all’ interno del cimitero racconta che 20 anni fa non ha mai sentito alcun romore e non ha mai notato movimenti sospetti all’ interno del cimitero.
In questo Fiume i bambini raccontavano che durante i riti satanici venivano gettati i corpi di altri bambini uccisi. All’ epoca il fiume fu controllato e non si trovò mai nessuna prova.
Videocassette con interrogatori ai bambini.

Del nostro articolo, postato nel canale ChildResQue in data 17 Agosto 2021, pubblichiamo questo estratto, che riassume l’epilogo di ciò che è stata una delle storie più inquietanti italiane fino ad ora e che ha messo in evidenza gli interessi e i meccanismi dei SERVIZI SOCIALI coinvolti. Senza porsi il minimo scrupolo hanno buttato nel fango intere famiglie, distrutte dal dolore e dalla vergogna, scaraventate in prima pagina come dei mostri pedofili e Satanisti, senza aver fatto mai nulla di simile. Purtroppo quasi tutti non hanno potuto riabbracciare i figli. Questi genitori distrutti e il povero Parroco incriminato, hanno trovato la morte prima che la giustizia potesse pronunciarsi a loro favore ed altri, pur essendo sopravvissuti, sono stati isolati dal resto del mondo. Da innocenti.

Alberi nella nebbia.

Proprio recentemente il «bambino zero», Davide Galliera ha confessato che all’epoca inventò gli abusi perché si sentì costretto dalle pressioni che subiva.

Ma torniamo a Federico Scotta. Dopo l’uscita di Veleno (il podcast), a distanza di vent’anni, le cose iniziano a cambiare. Marta contatta Trincia: “Ho inventato tutto. Era la psicologa a farmi dire ciò che voleva lei” . L’accusa crolla, anche se, sono solo tre, gli ex bambini che dicono di avere dei dubbi sul proprio passato e che ammettono di aver inventato quelle storie. Altri restano fermi sulla loro posizione e continuano ad avere quei ricordi nitidi nella loro memoria. Sarà proprio la dichiarazione di Marta a scagionare definitivamente Federico e Kaenphet: “Erano gli unici adulti che conoscevo, perché erano amici della mamma, quindi ho detto i loro nomi” . Solo quando la psicologa le dice che la mamma è morta, Marta inizia infatti a parlare. Fino a quel momento, non una parola, né sugli abusi, né sui cimiteri. Nelle registrazioni dei colloqui tra Valeria Donati e Marta, si sente la prima chiedere se per caso la mamma non fosse sempre stata buona con lei, se fosse vero che le avesse fatto del male e se lei provasse rabbia nei suoi confronti. Marta annuisce, visibilmente perplessa. Parla. Racconta degli incontri nei cimiteri, parla anche lei, come Davide, dei bambini uccisi e seppelliti nel cimitero di Massa.

Eppure, dalle indagini, non è mai emerso nulla: non un cadavere, non una traccia di sangue, non un centimetro di terra spostato nelle città dei morti. ” I bambini hanno sempre ragione” , ripetevano gli assistenti sociali. Quando uno dei bambini interrogati dirà che i cadaveri dei bambini sacrificati sono stati buttati anche nel fiume, il comune spenderà 90 milioni di lire per le ricerche: non trovarono mai nulla.

Uno dei particolari emersi dalle indagini, è stato che la ONLUS, che ha fornito alcune delle consulenze che hanno portato ai processi della Bassa MODENESE, sarebbe la stessa che nel giugno 2019 è stata indagata per la vicenda dei bambini tolti alle famiglie in provincia di Reggio Emilia. Questo avvalora la tesi per la quale da sempre ci battiamo. La tutela dei bambini deve essere esclusa dagli interessi economici e personali dei Servizi Sociali, Cooperative e di tutti coloro che devono vegliare sul loro benessere, cose che purtroppo, ritroveremo nella nostra prossima inchiesta riguardante LO SCANDALO DI BIBBIANO.

Ad Aprile 2019, è stato depositato un esposto alla Corte dei Conti dal Deputato Platis, relative alle “Cure Specialistiche” eseguite per il caso ammontanti a 2.200.000 euro, duemilioniduecentomila euro. Capire l’entità economica di ciò che sta dietro le quinte di questi casi, rimette tutto nella giusta prospettiva. Sommate alle consulenze dei Professionisti nominati , al sostegno economico valutato approssimativamente sulle 400 Euro al giorno per bambino inserito nelle Comunità assegnate, sono numeri impressionanti, che evidenziano il lato commerciale e di “interesse” relativo a questi eventi.

“Alessandro”, un bimbo coinvolto nell’ inchiesta, con il padre.

Il calvario di Federico Scotta è lungo 23 anni. Poi, è Nik, ormai 24enne e cresciuto all’oscuro della sua vera storia, a contattarlo. È dicembre 2020. Nel frattempo, il padre ha perso la casa, il lavoro, vive in roulotte e ha divorziato da Kaenphet. In un’ intervista dichiara : “Quando Nik è venuto a bussare alla porta della mia roulotte ho provato un’emozione indescrivibile. Abbiamo prima parlato per messaggi, su whastapp, poi per telefono, finché non è venuto da me. Ci siamo abbracciati, e risentire il suo profumo, risentire il suo calore è stato un momento meraviglioso”.

Federico, sostenuto questa volta anche dal figlio Nik, ha atteso il verdetto della Cassazione di Roma sulla richiesta di revisione della sentenza emessa a Modena vent’anni fa. Una richiesta che, nel 2017, la Corte d’appello di Ancona non accolse. “Se le condanne verranno annullate, significa che la giustizia avrà vinto. Queste storie non devo accadere mai più”. Purtroppo l’ esito della Cassazione è stato negativo. Nessuna revisione al Processo, a meno che non si ravvedano nuovi elementi per cui procedere.

Sonia, una delle bambine prelevate dai Servizi Sociali in merito a questa inchiesta, ha trovato la forza di richiamare sua mamma Daniela, incriminata ingiustamente ed ha dichiarato, in un incontro pubblico realizzato in collaborazione con Pablo Trincia, che le è sembrato di rinascere. Qui, potete ascoltare le sue parole.

Archivo di documenti, articoli e testimonianze opera di Don Ettore Rovatti deceduto nel 2015 conservato nella parrocchia di Finale Emilia


Pablo Trincia con Davide Galliera “Bambino Zero”.

Non ci fermiamo qui, il nostro Team di ChildResque è sempre al lavoro ogni giorno per darvi notizie, informazioni ed inchieste dettagliate e veritiere. Nella nostra prossima inchiesta, punteremo un faro su un altro caso ancora in discussione, che ha scosso l’ Opinione pubblica: “ANGELI E DEMONI, LO SCANDALO DI BIBBIANO”.

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