I “Parchi Eolici”: mostri della più popolare energia rinnovabile.
Cosa nasconde il Business legato all’Energia Eolica? Quanto costa una PALA EOLICA e quanto produce?
Sogno ecologico e incubo paesaggistico: ma ne vale davvero la pena?
Sono appena arrivato in Salento, in viaggio in macchina e, come ogni volta, mi sono soffermato, inevitabilmente, a commentare lo scempio paesaggistico causato dalle famose “PALE EOLICHE” e mi sono trovato a farlo – imprecando come sempre – cercando di capirne il funzionamento e soprattutto il loro rendimento, vista l’abominevole diffusissima installazione operata da anni, anche sul suolo italiano.
Lo spunto per approfondire questo argomento, mi è giunto all’improvviso, nell’incrociare, proprio in quegli attimi di abituale imprecazione, nella corsia opposta dell’autostrada, il TRASPORTO ECCEZIONALE proprio di una PALA, rimossa e sdraiata su un camion che sarà stato lungo almeno una quarantina di metri… UNA COSA IMPRESSIONANTE!
Sembrava un enorme NAVE spiaggiata e trainata tristemente verso il bacino di carenaggio.
Non ne avevo mai vista una, così da vicino.
Mi sono subito chiesto: “Ma… quanto può costare una pala eolica, o meglio, una turbina eolica completa, o un WINDMILL come si dice in inglese?”
Giunto a destinazione mi sono subito documentato.
Intanto ho scoperto che il gruppo di una “Pala EOLICA” è composto da diversi elementi:
- la base o navicella, che varia dai 4 ai 14 metri (secondo l’altezza),
- la torre, alta anche fino circa 130 metri,
- la turbina, che ha all’interno la dinamo e l’albero di trasmissione,
- le pale: ognuna lunga fino a 56 metri e del peso di 7 tonnellate. La General Electric, ha costruito la LM 107.0 P, una pala eolica lunga ben 107 metri.
Costo totale?
Da un sito USA ho trovato che una pala eolica costa da 2,6 a 4 milioni di $, per una turbina eolica commerciale di medie dimensioni. Con un costo di mantenimento di almeno 48.000 $ all’anno.
Con questi costi così importanti, queste benedette PALE, FUNZIONANO SUL SERIO?
Se venissi a conoscenza di questo importante fattore, confermato dai dati, forse la finirei almeno, di continuare ad imprecare costantemente, nel vedermele davanti agli occhi dappertutto.
Andiamo con ordine: dalle mie ricerche, sono venuto a sapere che il ministro francese Barbara Pompili ha recentemente affermato quanto segue:
“Le turbine eoliche funzionano solo il 25% del tempo, non sono riciclabili e ci sono giganteschi cimiteri di pale in Francia”.
Lo ha scritto lo scorso settembre 2021, per la lobby France Energie Eolienne (FEE), che rappresenta gli sviluppatori e i produttori di parchi eolici tra i più importanti nel mondo…ne riparleremo dopo.
Cercando testimonianze, mi sono imbattuto in Donald Trump, che in molte interviste ha chiamato le turbine: “mostriche uccidono tutti gli uccelli” e “deturpano il panorama in modo devastante”.
Recentemente, in Italia si sono accese molte polemiche sulle nuove installazioni, dopo la selvaggia deturpazione delle regioni del Sud Italia, soprattutto la Puglia, la Campania e la Sicilia.
Perché sulle “Dolomiti” trivenete non ci sono pale eoliche e sulle “Piccole Dolomiti” lucane, invece sì?
Non per il vento, che in Basilicata è molto più debole e in alcune aeree addirittura insufficiente a far ruotare eliche, il cui diametro può arrivare a 60 metri.
Non per la minore bellezza del paesaggio.
Non per la morfologia delle montagne, che risalgono a 15 milioni di anni fa e le fanno molto assomigliare a quelle più famose del Nord, tanto da averne preso il nome.
E allora perché lì non ci sono torri eoliche e nessuno si azzarderebbe a piantarne mentre in Basilicata (e in Puglia, Sicilia, Calabria, Sardegna, Molise, Campania – qui però fino alla legge regionale del 2016, che ha fermato lo scempio), l’eolico selvaggio si sta mangiando la terra e le montagne, riducendole a una terra sperduta di spettrali foreste di acciaio?
La Basilicata è diventata irriconoscibile: torri eoliche ovunque, alte anche cento metri, come palazzi di venti piani. Oppure, fungaie di pali di 20-30 metri (il cosiddetto «mini» eolico, turbine al di sotto di 1 megawatt), addossati l’uno all’altro, senza regole né legge.
Le torri, poco più di 500 fino all’anno scorso, adesso sono circa 700 e per un altro centinaio sarebbero già pronte le autorizzazioni.
La Puglia è la regione italiana più devastata dalle pale eoliche, ma la Basilicata, con appena 10 mila chilometri quadrati di superficie e 560 mila abitanti, sparpagliati in 131 Comuni, ha il primato dell’incremento più veloce di impianti in tutto il Sud.
Una corsa all’edificazione di parchi eolici che ha portato, in pochi anni, ad istallare 5.000 pale per seimila megawatt di capacità e ha quindi generato profitti immensi anche a “pale ferme”, grazie agli incentivi più generosi del mondo. Di conseguenza ne hanno approfittato anche moltissimi Comuni, che hanno visto, nelle nuove fonti energetiche pulite, una delle poche entrate per sistemare le loro scuole e i loro marciapiedi.
Un sogno ecologico quindi finito male, spesso con l’ombra della mafia, perché, come ha detto, non senza ragione, quando era ministro del tesoro, Giulio Tremonti: “Il business dell’eolico è uno degli affari di corruzione più grandi”.
Che “Cosa Nostra” investa “dove tira il vento” non è, purtroppo, una novità, quello che sorprende è che l’allarme arrivi dal quotidiano inglese Telegraph.
Le “eco-mafie”, attratte dalla prospettiva di generose sovvenzioni destinate a promuovere l’utilizzo dell’energia alternativa, hanno iniziato a infiltrarsi nel business verde, per accaparrarsi i milioni di euro provenienti sia dal Governo italiano, sia dall’Unione europea.
«Niente fa guadagnare più di un parco eolico», dichiara Edoardo Zanchini, un attivista ambientale che ha indagato sulle infiltrazioni mafiose nel settore.
E allora: Via col Vento! – L’energia rinnovabile è il business del momento.
L’Unione Europea ha imposto a tutti i 27 Paesi membri che, entro il 2020, 1/5 dell’energia impiegata sia rinnovabile e ha stanziato una media di 5 miliardi di euro, su base annua, sotto forma di prestiti e sovvenzioni.
Molti dei parchi eolici in Sicilia sono assolutamente legali, mentre altri hanno già attirato l’attenzione della Polizia. Indagini recenti hanno portato allo scoperto presunte collusioni tra clan mafiosi, uomini d’affari e politici, per assicurarsi il controllo di un progetto per la costruzione di impianti eolici nel Trapanese.
Otto persone, invece, sono finite in carcere nell’ambito dell’operazione di Polizia “Eolo”, con l’accusa di aver corrotto funzionari di Mazara del Vallo, regalando auto di lusso e tangenti di 30.000 e 70.000 euro.
Se ci può consolare, scandali simili sono stati scoperti anche in Spagna, Romania, Bulgaria e Corsica.
Detto questo, entriamo velocemente nel dettaglio meccanico.
È facile trovare la spiegazione di come funziona una pala eolica (o “Eolic WindMill”), in qualsiasi sito internet, che offre anche molte proposte di impianti anche proprio chiavi in mano, con mostri di diverse dimensioni: dal lillipuziano al gigantesco, con prezzi che variano a seconda dell’agenzia che si prenderà carico di tutto quello che riguarda permessi e installazione, sponsor della EU e tutte le polizze assicurative con finanziamenti bancari e quant’altro,
Si va, quindi, dal MICRO-Eolico al MEGA-eolico e non c’è nemmeno problema se non c’è vento… funziona SEMPRE!
Come abbiamo già avuto modo di constatare molte volte.
L’ho notato anche io l’altro giorno, passando tra i campi della Puglia e della Campania, dove sterminate moltitudini di pale sono state erette come immensi GOLGOTA: enormi cimiteri di croci mobili, che si muovono però con una regolarità imbarazzante. Io, ricordo le girandole colorate di plastica leggera turbinare al vento, facendo vibrare la mia mano di bambino, o i mulini olandesi, che variavano la loro velocità proprio in funzione del VENTO.
Ma questo appartiene al passato!
Ai mostri giganteschi di oggi, sembra non servire neppure il vento: ESSI “governano il vento”, lo gestiscono (almeno così dicono gli esperti…) e non obbediscono più alle regole naturali, ma sicuramente obbediscono alle regole del BUSINESS, perché sono stati definiti “GREEN”, sono “eco-sostenibili” e non producono CO2.
Abbiamo già visto quanto costano questi impianti. La domanda ora è: quanto producono?
Cioè: quanto tempo ci vuole affinché la produzione inizi a superare i costi e che, quindi, l’investimento diventi proficuo e vantaggioso.
“Ma se te lo regala l’Europa…di cosa ti preoccupi”? (Suggerisce una voce fuori campo…)
Una cosa è certa ed è sacrosanta: le enormi pale eoliche sono uno scempio per il paesaggio e per la bellezza del territorio.
Per parlare della loro funzionalità e di quanto producano, anche da FERME (perché sono spesso ferme e realmente immobili) e soprattutto quanto costi la loro manutenzione…BEH: anche per questo basta fare due ricerche su Internet e si capisce che non è un argomento semplice. Anzi: appena lo affronti, ti arrivano puntuali le smentite da BUTAC, BUFALE, FACT Checkers di tutti i tipi, tutti all’erta e tutti a salvaguardia delle regole imposte dallo STATO e dall’EU.
In realtà, a parte le considerazioni fatte con una vena di umorismo e di sano divertimento, diventate anche popolarissime per alcune affermazioni in merito, assai colorite, fatte da Vittorio Sgarbi, al quale sicuramente si può imputare tutto, fuorché il fatto di essere un esteta e di avere il “bello”, come elemento di riferimento, passiamo a guardare altri aspetti meno frequentati sull’argomento: le vere analisi di impatto – le cui ripercussioni non sono soltanto visive, ma generano e hanno generato un irreversibile inquinamento del suolo nei siti industriali (e che quegli stessi abili politici con tendenze giornalistiche, alla “Striscia la Notizia”, si sono sempre guardati bene dal farle notare) – che sono davvero innumerevoli.
“Il GREEN TIRA!!!” e molti opinionisti si guardano bene dal criticare ogni cosa approvata per questa campagna, “politicamente corretta” e “progressista”.
Per esempio: sul Corriere della Sera, un articolo di Antonio Polito, dall’ironico titolo, recitava: “Abbattere 250 faggi per mettere pale eoliche non è sempre innovazione“.
E l’autore dell’articolo conclude che il fine ultimo di questo governo, appare ogni giorno di più lo sfruttamento insensato e predatorio del Recovery Fund, per attuare il quale sono stati emanati numerosi decreti, chiamati ipocritamente “Semplificazioni“, che rendono possibili azioni contro il territorio che prima sarebbero state assolutamente impossibili, anche a costo di sacrificare il millenario paesaggio italiano che tutto il mondo ci invidia.
Ormai, la nostra unica speranza di fermare in tempo questi scalmanati, risiede nell’aumentata consapevolezza che la proliferazione delle pale eoliche, oltre a non essere la soluzione della crisi climatica, è la causa scatenante della crisi energetica che in questi mesi sta trascinando a fondo l’Italia.
Quella del vento, è la prima fonte di energia che viene in mente quando si parla di rinnovabili, sia per la sua diffusione a livello globale, sia perché tutti abbiamo ben chiara la fisionomia dei parchi eolici. Esistono, però, alcuni pregiudizi legati all’energia eolica, sui quali vale la pena fare chiarezza.
Eccone tre:
- l’eolico non crea posti di lavoro.
- l’eolico ha un impatto significativo sull’ambiente.
- l’eolico è una fonte “discontinua”.
Dal momento che il vento appare come un fenomeno inafferrabile e per certi versi imprevedibile, viene da chiedersi quanto sia certo, che soffierà nel luogo dove si è deciso di costruire una centrale.
Per concludere questa disquisizione: vorrebbero arrivare, nel 2050, a portare l’attuale miserrimo 5% dell’attuale fabbisogno elettrico prodotto dai MOSTRI EOLICI, addirittura a un ipotetico 26%.
Questo vorrebbe dire che, per riuscirci, dovremmo riempire di questi abominevoli oggetti, ben 5700 km quadrati del nostro paese: il che equivarrebbe ad invadere la maggior parte dei profili collinari italiani, così ricchi di echi e di storia, con decine di migliaia di “manufatti rotanti”, più alti della Mole Antonelliana di Torino.
Equivale anche ad una radicale e brutale omogeneizzazione dei paesaggi, senza apprezzabili contropartite a livello del problema planetario.
Le selve delle torri eoliche, a causa del loro numero e delle loro spropositate dimensioni, diventerebbero quindi l’elemento dominante – schiacciante – dei paesaggi in cui verranno innalzate. La loro presenza cannibalizzerà, sottometterà e umilierà tutte le altre forme, spesso sottili e delicate, dei tessuti territoriali locali, danneggiandone l’armonica percezione.
Ripeto: Basta fare un viaggio nel Molise, in Basilicata, o in alcune parti della Sicilia per convincersene.
Stiamo per essere imprigionati in una mostruosa gabbia di aerogeneratori che producono qualche briciolo di energia,solo quando soffia il vento adatto.
Un’ultima osservazione “geopolitica”: ho avuto, da una persona, l’indicazione che la Polonia, che non ha alcun PARCO EOLICO ancora installato, sta trattando l’installazione di queste Pale Eoliche con una ditta francese che ha già GARANTITO l’energia elettrica sufficiente a compensare lo sforzo economico.
Loro impiantano le pale e la Francia con FEE (France Energie Eolienne), garantisce la corrente elettrica.
Non ci sarà, per caso, anche questo aspetto, dietro la selvaggia EOLIZZAZIONE compiuta nel nostro mezzogiorno e nel Sud Italia???
La risposta ci arriva puntuale proprio dalla Francia:
Michel Gioria, delegato generale della France Energie Eolienne (FEE), a News Tank, il 14/06/2022 ha dichiarato quanto segue:
“Lo sviluppo dell’energia eolica, in Francia, è quasi fermo. Da gennaio 2022 siamo a 200 MW installati, l’equivalente di quello che stavamo facendo nel 2004-2005, ben prima del New Green Deal. Se non rettifichiamo la situazione, il settore verrà chiuso nel 2023, con gravi conseguenze per la nostra sicurezza degli approvvigionamenti”.
Cosa vuol dire?
Che stanno cercando disperatamente altri territori e altre zone di investimento e di espansione: La colonizzazione continua!
FONTI:
LE PALE EOLICHE – LA NAZIONE
La Mafia investe nell’Energia Eolica
Le PALE EOLICO non sono la salvezza del Pianeta
Impianto Eolico: Funzionamento
COSTI IMPIANTO EOLICO
Antonio Polito – CORRIERE DELLA SERA: Impianti Eolici