BIBBIANO, Angeli e Demoni

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“Una, dieci, cento piccole mani. Matite colorate per terra in attesa di essere raccolte. Banchi vuoti, vestiti sul letto. Tutto è rimasto com’è. Tutto è cambiato”.

Lo scandalo degli affidamenti illeciti è scoppiato il 27 giugno 2019 , quando il gip Luca Ramponi ha emanato un’ordinanza che disponeva una serie di misure cautelari eseguite dai carabinieri di Reggio Emilia. Le indagini, però, sono iniziate circa un anno prima, dopo che la procura ha notato un “aumento esponenziale anomalo delle segnalazioni di abusi sessuali su minori provenienti dal Servizio Sociale dell’Unione dei Comuni della Val D’Enza ( un consorzio di comuni che condividono la gestione di molti servizi)” e dei conseguenti provvedimenti di allontanamento dalle famiglie.

Foti, Anghinolfi e Bolognini

Sulla base di questi rilievi, gli investigatori autorizzarono quindi le intercettazioni delle sedute con i minori, dalle quali, secondo il gip, emerse “un copione quasi sempre uguale a se stesso”. Definita “Angeli e demoni” questa vicenda giudiziaria ha da subito molti interrogativi. L’accusa fu molto pesante per molti che risultarono essere i fautori di questa orribile vicenda. Si ipotizzó all’ inizio dell’ inchiesta che una rete di funzionari pubblici, assistenti sociali, medici e psicologi avesse manipolato e modificato le testimonianze dei bambini in modo da avere dei pretesti per poterli sottrarre alle loro famiglie in difficoltà. Una volta sottratti sarebbero stati affidati ad amici, parenti e conoscenti, in cambio di ingenti quantità di denaro che si sarebbero divisi tra loro.

Quegli stessi professionisti finiti oggi in manette nell’inchiesta “Angeli e Demoni” condotta dai carabinieri di Reggio Emilia che ha portato a 18 misure cautelari nei confronti di politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti.

Verità su Bibbiano.

I FATTI : Tutto partiva da una segnalazione, ad esempio una rivelazione del bambino o della bambina agli insegnanti o la denuncia di un parente, che presentasse “elementi indicativi anche labili” di abusi sessuali. Secondo il sito Valigia Blu, che cita l’ordinanza, poteva trattarsi “anche solo di comportamenti interpretabili, e di fatto interpretati puntualmente dagli assistenti sociali e psicologi indagati, in termini di erotizzazione precoce”.

Un sistema che poggiava su false relazioni, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe in rappresentazione dei genitori, falsi ricordi di abusi sessuali generati attraverso impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari. Le indagini erano partite nel 2018, a causa dell’abnorme numero di segnalazioni di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori pervenute dai servizi sociali della Val D’Enza, nel Reggiano, alla Procura, che però si rivelavano puntualmente infondate. (Repubblica)  Da qui, l’indagine, che presto ha svelato numerosi falsi documentali, redatti secondo l’accusa dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi, “artatamente trasmessi all’Autorità Giudiziaria”.

Dietro a questi traffici, si legge nelle carte, ci sarebbe un “fattore ideologico“. Dall’inchiesta è emersa una serie di accordi sottobanco e favoritismi che svela un’enorme rete formata da enti privati e pubblici e collegata anche dalle istituzioni. Un sistema fatto di intrecci e atrocità che, per anni, sarebbe servito a favorire un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro. Grazie a questi fondi venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio di una Onlus, “in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorita’ Nazionale Anticorruzione”.

Secondo il sostituto procuratore, Valentina Salvi, gli indagati avevano messo in piedi da diversi anni un redditizio sistema di “gestione minori”, un giro d’affari da parecchie migliaia di euro, finalizzato ad allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti, per poi sottoporre i minori ad un programma psicoterapeutico. Tra gli affidatari, anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. Inoltre risulterebbero anche due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie ed in comunità, successive all’illegittimo allontanamento. Per i carabinieri, alcune vittime dei reati, oggi adolescenti, “manifestano profondi segni di disagio, tossicodipendenza e gesti di autolesionismo“.

Sono 18, complessivamente, le misure eseguite dai carabinieri di Reggio Emilia nell’ambito dell’operazione “Angeli e Demoni” (clicca per audio con le dichiarazioni) contro un sistema illecito di gestione di minori in affido.
In particolare otto persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari: tra queste il sindaco del Comune di Bibbiano, Andrea Carletti poi assolto, una responsabile del Servizio sociale integrato di una Unione di Comuni, una coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti di una onlus.

Ulteriori otto misure cautelari di natura interdittiva, costituite dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali sono state eseguite a carico di altrettanti soggetti, nelle relative qualità di dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori. Infine altre due misure coercitive del divieto di avvicinamento ad un minore sono state eseguite a carico di una coppia affidataria accusata di maltrattamenti.

Oltre 100 i Carabinieri impegnati nell’operazione e decine sono state le perquisizioni domiciliari. I destinatari delle misure cautelari sono stati accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Tra i reati contestati, in particolare, quello di lesioni gravissime ai minori in relazione ai traumi loro provocati. Più di cento i capi di imputazione, 155 i testimoni citati dall’accusa, 48 le parti offese, tra cui l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di Gattatico e Montecchio, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia-Romagna. (55 mila pagine di atti giudiziari racchiusi in 17 faldoni)

Inchiesta “Angeli e Demoni”

I PERSONAGGI : Claudio Foti, 59 anni, laurea in Lettere, Direttore della Onlus ” Hansel e Gretel“, da dove arrivano, fra le altre cose, anche le Psicologhe già segnalate per il caso “Veleno, I Diavoli della Bassa Modenese“, di cui un articolo scritto dal nostro team su True Report, è il Teorico. “Tuo padre ti aveva proposto sesso e violenza – diceva Foti in una seduta registrata a un’adolescente –. Tua madre non ti ha assolutamente proposto sesso e violenza …. ma comunque ti propone anche lei un modello, cioè ehhh… magari da rivedere un attimo”. Ora risponde di lesioni per aver provocato alla ragazza, secondo altri periti, un “disturbo di personalità borderline” e un “disturbo depressivo con ansia”. Risponde anche di frode processuale, benché il Riesame l’abbia escluso in sede cautelare

Federica Anghinolfi, 64 capi di imputazione, tra cui falso e depistaggi. Si è difesa dicendo: “Ho fatto ciò che mi veniva chiesto dall’istituzione”. E sul rilievo mediatico dell’inchiesta ha aggiunto: “Neanche per il crollo del ponte Morandi un clamore così”.

Nadia Bolognini, psicoterapeuta di Torino e moglie di Claudio Foti, l’ Assistente Sociale Francesco Monopoli. Marietta Veltri, coordinatrice dei servizi sociali Val d’Enza, è tornata libera in concomitanza con il pensionamento. L’ Assistente sociale Cinzia Magnarelli ha ottenuto un patteggiamento a un anno e 8 mesi dopo aver iniziato a collaborare con i magistrati.

ATTUALMENTE. Dieci vittime su dieci restituite alle famiglie. La prima sentenza sul “caso Bibbiano” è stata prodotta il Giorno 11 Novembre 2021 ed il Team di ChildResque era sul pezzo.

A giugno 2022 è prevista la prima udienza del processo con rito ordinario per 17 imputati con 97 capi di imputazione a vario titolo contestati. Tra questi, anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, l’ex dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza Federica Anghinolfi e l’assistente sociale Francesco Monopoli.

ANEDDOTI : “Non do da mangiare ad un lupo che rapisce i bambini“, questo è ciò che un Ristoratore ha detto a Claudio Foti una volta entrato nel suo locale.

Foti cacciato dal ristorante:
👨🏼‍🍳«Non do da mangiare a un lupo che rapisce bambini»

👨🏼‍🍳La difesa del ristoratore:
«Non l’ho offeso, ma non l’ho servito»

«Non ho aggredito verbalmente né inveito contro il Dottor Claudio Foti, ho solo scelto di non servirlo. Se lui vuole farne un caso mediatico faccia pure, ma che dica la verità: io non ho offeso nessuno»

A pronunciare questa frase un ristoratore di Reggio Emilia, che una sera ha tentato di cacciare dal proprio locale Claudio Foti, “psicologo” torinese imputato nel processo “Angeli e demoni” sui presunti affidi illeciti, e Giuseppe Rossodivita, difensore di Foti assieme al collega Andrea Coffari e consigliere generale del Partito Radicale.

Una vera e propria aggressione verbale, condita con le fake news che hanno circondato il caso e acclamata sui social dopo che la notizia si è diffusa. Foti e Rossodivita si trovavano a Reggio Emilia per la discussione finale del troncone abbreviato che lo vede imputato con le accuse di frode processuale, abuso d’ufficio e lesioni (per le «modalità suggestive» con cui avrebbe effettuato la psicoterapia su una ragazzina, «ingenerando in lei la convinzione di essere stata abusata dal padre e dal socio» e causandole «depressione»); processo che si concluderà l’11 novembre.

Ma ancor prima della sentenza e ad oltre due anni dalla martellante campagna mediatica fatta di approssimazioni e titoli scandalistici sui presunti «ladri di bambini», per Foti la condanna sociale è già arrivata con la “mostrificazione” della sua figura, messa al centro di un sistema rispetto al quale avrebbe, invece, solo un ruolo marginale.
L’invito a lasciare il locale.

Abbiamo preferito mantenere il riserbo sulle piccole vittime, come spesso richiedono. Non vogliamo esporle più di quanto abbiano già fatto delle vere bestie, allontanandoli dalle loro famiglie per scopi economici. Condanneremo sempre questi abusi e continueremo a tenere il faro puntato per NON dimenticare. Abbiamo, purtroppo ancora molte storie come queste da raccontarvi, vi invitiamo a leggere anche ” I DIAVOLI DELLA BASSA MODENESE, l’ inchiesta” dove abbiamo ricordato tutta l’ orribile vicenda e di seguire il nostro Canale Telegram https://t.me/childresQueitaliachannel dove, quotidianamente riportiamo notizie inerenti alla lotta contro abusi e crimini sui minori, pedofilia, pedopornografia e tutto ciò che interessa la sfera minorile.

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