Pubblicato il film Azov del cervello

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L’ambasciata russa lo ha divulgato sul suo canale YT

L’ambasciata russa in Italia ha pubblicato sul suo account YouTube il documentario “Azov del cervello”, opera della conduttrice televisiva Marina Kim.

L’obiettivo è fare luce sui battaglioni nazionalisti Ucraini ed il filmato – sottotitolato in lingue diverse dal russo – è un impegno per portare un punto di vista diverso sulla guerra in Ucraina e per far fronte alla narrazione sbrigativa e quotidiana dei media occidentali, oltre a contrastare la russofobia alimentata dal perdurare del conflitto, documentando i fatti con testimonianze dirette ed un formato documentaristico che possa portare la realtà dei fatti (che ha le sue radici negli avvenimenti del 2014), anche a chi è a molta distanza dal Donbass.

La giornalista Marina Kim

Il documentario è stato girato in una caserma di detenzione dei prigionieri di Azov, bombardato dagli stessi Ucraini, con munizioni americane, per evitare che i loro connazionali potessero testimoniare. Molti di loro erano stati catturati nell’assedio alla acciaieria “Azovstal” di Mariupol.

La prima parte parla del settarismo dell’organizzazione: gli aderenti non erano scelti a caso e la simbologia, riconoscibile nei tatuaggi e nelle bandiere, tradisce un’adesione all’ideologia nazional-socialista, direttamente riconducibile a quella della Germania degli anni ‘30.

Queste persone sono state scelte per la loro affinità a questi valori, già da prima degli sconvolgimenti del 2014. Ci sono anche filmati delle fiaccolate in onore di Bandera, un collaborazionista del nazismo nella seconda guerra mondiale.

Un altro punto aggregante era l’adesione al paganesimo, con il rifiuto della religione Ortodossa (la più diffusa in Ucraina) e del monoteismo.

Viene poi filmata una ex-colonia Azov per testimoniare le condizioni di detenzione dei prigionieri di guerra, con la routine quotidiana: colazione, controlli, lavoro negli orti, pranzo e cena.

C’è la testimonianza di uno dei comandanti: i suoi compiti nella guerra, le vicende legate alla resa della Azovstal, alla richiesta di “estrazione” all’occidente, cui non sono seguite risposte.

L’intervistato ammette di essersi trovato all’inferno, ma anche che la NATO avrebbe potuto fare poco per soccorrere gli assediati nell’impianto siderurgico ed ammette che una resa anticipata avrebbe ridotto di molto le vittime.

C’è poi l’intervista ad un paramedico inglese, che ha combattuto prima in Siria e poi con la Azov.

Ha collaborato con la legione Georgiana al reclutamento dei soldati impiegati contro la Russia, è consapevole di rischiare la pena di morte, ma è pronto a rivolgersi al governo inglese, per cercare di essere estradato dalla repubblica di Donesk.

La risultante di queste infiltrazioni occidentali è una vera e propria macchina di morte.

Gli intervistati sono gli esecutori, i mandanti sono gli organizzatori della rete Azov, in sostanza un’organizzazione terroristica.

La testimonianza successiva è di un contractor svedese. Le organizzazioni neonaziste di Svezia e Paesi Bassi hanno fornito supporto e rinforzi all’Ucraina e la matrice culturale comune, oltre alla politica, è l’adesione al culto pagano indoeuropeo.

I gruppi banderiti sono nati subito dopo l’indipendenza, nel 1991. L’apologia del nazismo all’inizio fu sottovalutata e presa come un aspetto goliardico, si passò, quindi, a manipolare la storia, anche per come era insegnata a scuola. Il tutto, alimentando la russofobia e l’odio, in una vera e propria programmazione mentale sin dai primi anni di vita.

La prima iniziativa successiva all’operazione speciale, sarà l’istituzione di un tribunale di guerra a Mariupol.

Il modello è quello della Germania del dopoguerra, dove, insieme a Norimberga, sono stati aperti 500 tribunali con circa 22 mila persone, impiegate per fare giustizia.

Come per le SS, la manipolazione mentale era finalizzata alla completa cancellazione dei tratti empatici della personalità.

In strutture come la “Biblioteca” di Mariupol sono state documentate le torture perpetrate dagli esponenti del regime.

Nel documentario vengono intervistati degli abitanti di Donesk sfuggiti alle torture.

Le persone inclini alla violenza si organizzano in piccoli gruppi, per superare la paura di essere denunciati, o che ci siano ritorsioni per le loro azioni, cosi, alla violenza dei singoli, su unisce l’effetto del branco.

Questa escalation è stata accompagnata da una minimizzazione continua di quegli episodi, che via via alzavano l’asticella della violenza e dell’odio etnico, nella Germania degli anni ‘30 contro gli israeliti, nell’Ucraina contro i russofoni.

Questi battaglioni hanno esercitato un forte potere sulla parte debole della popolazione e tuttavia, si sono squagliati contro l’esercito russo, quando sono stati impegnati in un conflitto contro un nemico organizzato.


Nella parte finale del filmato, un deputato della Duma esprime il proposito di curare il nazismo.

A seconda dei crimini accertati (nella repubblica di Donesk è in vigore anche la pena di morte), si terrà conto anche della volontà di pentimento.

L’importante sarà dare la massima copertura documentale alle vicende del battaglione Azov.

Durante la Grande Guerra Patriottica (la nostra seconda guerra mondiale), dopo la strage di Kathyn, il Cremlino ha taciuto sulla responsabilità dei Banderiti, perché erano Ucraini, addossando tutta la colpa ai tedeschi in ritirata, per questo, oggi, Mosca sta dando il massimo risalto a quanto succede nel Donbass, per evitare che in futuro il problema possa ripresentarsi.

Mosca vuole giudicarli, ma Kiev ha fretta di distruggerli, per replicare la retorica nazionalista; ieri pro-bandera, oggi pro-azov.

I combattenti azoviti intervistati ammettono che c’è stata una sottovalutazione delle forze in campo e che si poteva cercare una soluzione diplomatica, evitando spargimenti di sangue.

I primi processi ai mercenari sono iniziati a metà agosto.

Questa continuazione dell’Operazione Speciale va tenuta d’occhio, per avere un quadro dettagliato di cosa è successo in Ucraina.

Le implicazioni sull’Occidente sono importantissime e i colpi di scena non tarderanno. Ciò che uscirà dalla Corte SCO, è una lezione della quale, in futuro, dovremo fare tesoro più di quanto fatto con Norimberga.

La simbologia utilizzata dai Nazionalisti ricorda da vicino quella della Germania anni ’30

Fonte:

https://t.me/ambrusitalia/626

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