MICROCHIP

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La nuova società potenziata: controllo o possibilità?

Ultimamente è tornata argomento di dibattito la possibilità di usare farmaci per uso orale contenenti un micro chip.

Il capo del WEF, K. Schawb, aveva già affermato nel suo libro che la quarta rivoluzione industriale avrebbe portato ad una “fusione dell’identità fisica, biologica e digitale”.

Il 16 agosto scorso sul sito del WEF viene scritto un articolo in cui si dice chiaramente che l’obiettivo è trasformare la realtà sociale e le vite individuali in qualcosa di potenziato per cui la tecnologia sarà intrecciata al corpo umano sottoforma di impianti e sarà integrata all’ambiente.

Sempre sul sito ufficiale c’è una pagina dedicata a tutti i vantaggi che l’Identità Digitale porterebbe nella società: sicurezza, velocità e snellimento dei flussi di informazione tra Stati, Istituti bancari, mondo del lavoro e privati. Si afferma che la sola cosa su cui si deve puntare è la sicurezza dei dati in modo da convincere le persone ad avere tutto racchiuso in un QRCode, forse poi in un microchip chissà, così da poter sempre dimostrare chi sono senza impiegare troppo tempo.

Tutto molto snello, veloce e appetibile se non fosse che viene da chiedersi: ma quando le organizzazioni internazionali o i governi riterranno che il nostro status non è così virtuoso cosa potrebbe accadere al nostro lavoro, al nostro conto in banca o ai nostri viaggi?

Al di là delle possibili paure o perplessità che possono derivare dal solo immaginare una società con queste caratteristiche ciò che preme far notare è che, ogni volta che viene proposto un cambiamento, la dinamica è sempre quella di farlo passare come qualcosa di migliorativo, per il bene comune. In questo post si menziona la possibilità per esempio di aiutare i bambini in difficoltà a scuola se dotati di microchip. Forse, prima di arrivare a tanto, occorrerebbe investire sul sistema scolastico ricordando che i bambini dovrebbero essere aiutati e accompagnati dagli adulti, perché la prima cosa di cui necessitano è il contatto umano e non di un apparecchio inserito dietro l’orecchio che modifica loro la percezione della realtà circostante.

A maggio il CEO di Pfizer, durante il World Economic Forum ha elogiato le diverse applicazioni che potrebbero avere le pillole con microchip, fino ad affermare la nefasta frase “Immagina l’obbedienza”.

La domanda che verrebbe spontanea è: “e se si iniziassero a prendere per motivi inizialmente condivisibili ma poi con il tempo lo scopo fosse un altro? E se poi fosse troppo tardi per dire “No grazie”?” Ma soprattutto quanto è etico un mondo immaginato come descritto dall’élite globalitarie? Domande lecite se si leggono le intenzioni dichiarate di questi potenti volte a creare un monopolio sulla tecnologia e un controllo sulla rete internet in modo che tutto ciò che passa attraverso canali di informazione, social e mezzi di comunicazione venga filtrato.

Ma è necessario vedere come il discorso in oggetto si è evoluto nel tempo.

Il primo articolo in merito a cui si fa riferimento è del 2014. Il NewsPunch parla di microchip commestibili collegati ad un e-tattoo in grado di leggere i pensieri. Si legge infatti che l’ex direttore DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency – Agenzia per i progetti di ricerca avanzata della difesa) già all’epoca promuoveva il “microchip di autenticazione” edibile, spiegando che una volta attivato dagli acidi dello stomaco fungerebbe da interruttore rendendo il corpo umano un vero e proprio totem di autenticazione per ogni accesso elettronico.

La DARPA, ricordiamo, è un’agenzia del Pentagono, è il vertice della tecnocrazia del controllo.

Il tatuaggio collegato al dispositivo ingerito sarebbe in grado di leggere i pensieri, infatti intercetterebbe il flusso di Spike neurali verso le corde vocali traducendo i pensieri in parole. Quindi sarebbe in grado di rilevare anche gli stati di animo. Per renderlo un prodotto di successo l’idea è quella di renderlo un accessorio alla moda in modo da invogliare soprattutto i giovani. Infondo chi più di loro usa dispositivi elettronici da attivare con un microchip con la passione dei tatuaggi?

Ciò che però conta davvero nelle righe di questo scritto è l’analisi dell’operato del gruppo Bilderberg, che mutando forma ad un suo tentacolo, sta spingendo affinché la tecnologia diventi, grazie ad un centinaio di broker influenti, lo strumento principale per realizzare la sua agenda tecnocratica.

Apple ha iniziato a parlare di tali tecnologie già nel 2010 quando presentò lo “scanner biometrico” delle impronte digitali per un nuovo contratto con il Pentagono. Nel 2012 all’importante “All Things D11 Conference” Motorola ha parlato di tatuaggi di identificazione e di vitamine caricate elettronicamente.  Nell’articolo vengono spiegati limiti ed obiettivi di tali nuove possibilità, ma ciò che preme far notare è che sono circa vent’anni che il progetto è dichiarato, quindi molti di più quelli dedicati alla sua realizzazione.

Il messaggio passato dall’azienda è “risparmi tempo perché sono secondi che impieghi (circa 3,2 secondi) per volta più volte al giorno, ti faccio indossare un tatuaggio alla moda e potrai sentirti un supereroe”.

Tutte soluzioni sono volte, a detta loro, a facilitare la vita in modo divertente.

Sono state inoltre paventate altre possibili applicazioni di tale novità, come un sofisticato cardiofrequenzimetro per monitorare il cuore o il sensore corporeo da posizionare sui neonati per monitorarne frequenza cardiaca, respiratoria o movimenti accelerati. In caso di variazioni il dispositivo comunicherebbe in wireless con il portatile dei genitori.  Una delle paure più grandi di un neogenitore è la morte in culla, queste nuove tecnologie sono basate su tale preoccupazione e su questa fanno leva.

L’idea di dotare i bambini di microchip sta avendo parecchio spazio di discussione.

Durante il WEF di maggio scorso si è paventata l’idea di poter usare questa tecnologia per controllare i bambini, per proteggerli da eventuali rapimenti o incidenti di allontanamento. L’obiettivo è sicuramente lodevole in prima lettura, come sempre fa leva su una paura, ma anche qui qualcosa non suona come dovrebbe. Perché non sviluppare la tecnologia per prevenire la criminalità? Per anticipare tutto ciò che potrebbe mettere a rischio i nostri figli o li trattiamo come i nostri animali domestici?

Questa meta comunque non è poi così lontana se si pensa che la “tecnologia RFID” è già realtà, composta di un lettore scanner collegato ad un codice a barre presente sul braccialetto del paziente da visitare, permette di leggere e registrare tutti i dati necessari per monitorarlo.

Nata per monitorare i reparti neonatali degli ospedali americani in modo da evitare che si verificassero rapimenti di bambini è diventata oggi strumento di raccolta dati per le terapie intensive neonatali senza dover svegliare il piccolo, manipolarlo o rischiare di colpirlo negli occhi con il raggio dello scanner.

A far capire che non è fantascienza ma ormai realtà è il sistema Abilify MyCite nato anni fa, infatti  nel 2017 la FDA approva la pillola con sensore, ufficializzandolo.

La motivazione ufficiale dell’uso di questa innovazione è come sempre di lodevole principio: il farmaco riguarda malattie come la schizofrenia, il bipolarismo e altre malattie mentali. Il microchip dialoga con un cerotto indossabile così da monitorare il paziente e controllare che assuma la terapia farmacologica in modo corretto. Questa tecnologia è in grado di avvisare gli operatori sanitari anche se si verificano stadi depressivi o intenzioni di suicidio; pare che sia utilizzabile anche se si tratta di bambini, ma si sottolinea che non vi è certezza in merito. Approvato nel 2002 solo per la schizofrenia è stato approvato per la commercializzazione nel 2012 e ha una lunga serie di effetti indesiderati come vomito, ansia, ecc.

I pezzi di questo puzzle sono molti, alcuni sono certamente ancora mancanti, ma è possibile iniziare a mettere insieme quanto riportato per avere un’idea dell’immagine finale.

Partiamo dall’ovvietà che ingerendo il sistema di controllo si elude la possibilità che venga dimenticato, perso o semplicemente non indossato se inserito in un accessorio.

Aggiungiamo che non si può negare di essere in piena guerra digitale, ricordiamo che in diversi paesi del mondo si sta lavorando a progetti volti a creare nuove forme di vita da usare per il trapianto degli organi, teniamo ben chiaro che il WEF,  le grandi aziende multimilionarie di tecnologia come Apple e il CEO di Pfizer, lavorano a questo progetto di nuova società potenziata da anni e lo sponsorizzano con grande entusiasmo, e in ultimo ricordiamo che K. Schwab ha affermato recentemente la necessità di imporre un controllo severo e capillare della rete internet. È palese che si hanno abbastanza elementi per dubitare della buona fede di tali azioni e studi. È doveroso pensare che potrebbe essere solo l’inizio per abituare le persone alla novità (venduta come un superpotere all’ultima moda) per poi passare magari ad un obbligo. Ma per ora sono teorie, al lettore la scelta di tenerne conto senza perdere l’attenzione sugli sviluppi di tali studi.


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