Aleksandr Dugin é uno dei bersagli preferiti del media mainstream. Ne sono state scritte di ogni genere e risma.
Ma c’è sempre un quid in più da aggiungere in questa narrativa. Tanto da portarci oggi a dire che sí, Diavolo d’un Putin, ce l’hai fatta ancora una volta. Altro che nuovo Zar della Russia, altro che minaccia per l’Occidente con la sua smania di conquistare, a colpi di vanga s’intenda, ogni millimetro di terreno della vecchia, flaccida Europa. C’è chi dice che voglia arrivare sino a Lisbona. Per poi passare, magari, anche oltre. Vladimir Putin non sarebbe altri che un agente provocatore del New World Order, assoldato e schierato nelle falangi ultraglobaliste che fanno riferimento a quell’1 per cento di magnati della Finanza in grado di controllare il mondo e disegnarne gli assetti futuri. Ultrasionisti, sia chiaro.
Ovviamente, Putin agirebbe per interposta persona, poiché sarebbe soltanto un pupazzo manovrato da quel Satrapo quasi innominabile che risponde al nome di Aleksandr Dugin. Les jeux son fait: possiamo morire tranquilli, perché lo sterminio prossimo venturo è inevitabile. Siete avvertiti, di parodia in parodia, anche quel barlume di speranza chiamato Brics è definito come somma impostura messa in atto da chi vuole dominare il genere umano a colpi di transumanesimo, controllo sociale e sterminio di massa. Al confronto, i sostenitori della cosiddetta dottrina Kalergi – sempre che ve ne sia una – sono dei dilettanti allo sbaraglio.
Le inoppugnabili prove di questo complotto planetario – che recherebbe in calce la firma di Vlad e Aleks – sono state rese note grazie alla diffusione di una serie di articolesse pubblicate dal sito “fox-allen.com”. Testi destinati a rimanere scolpiti nella storia futura, sempre che l’abominevole piano Dugin/Putin – eterodiretti dalla famiglia Rothschild, va da sé – venga sventato, anche se non si capisce bene chi si possa opporre a tale orrifico disegno.
Ma veniamo alle cosiddette prove inoppugnabili. Non ce vogliano gli autori di fox-allen se tenteremo, con umili strumenti, di demolire alcune, alcune soltanto, delle loro tesi, appoggiandoci al principio popperiano del falsificazionismo. Primo punto: la simbologia. La contestazione mossa al Professore Dugin è quella di aver utilizzato per il movimento eurasiatico una stella ad otto frecce. Secondo gli estensori degli scritti, quel simbolo è una chiara evocazione dello stemma dei Rothschild, cinque frecce raggruppate con la punta verso il basso.
In realtà, lo stemma Rothschild contiene un pugno chiuso con cinque frecce che simboleggiano le cinque dinastie stabilite dai cinque figli di Mayer Rothschild, in un riferimento al Salmo 127: “Come frecce nelle mani di un guerriero”.
Cosa abbia a che fare con le otto frecce eurasiatiche non viene spiegato. Deve essere accettato come atto di fede. In fondo, sempre di frecce si tratta. A Popper l’ardua sentenza.
Dal punto di vista gerarchico, poi, i testi spiegano chiaramente la gerarchia che intercorre tra il filosofo e il politico. Dugin da “filosofo” di Putin viene elevato a “cervello” del presidente russo. Chissà come la prenderebbe quel ragazzaccio cresciuto in vicolo Baskov a Leningrado se lo venisse a sapere.
La storia personale del professore, poi, viene passata al setaccio nel suo complesso percorso, sottolineando ovviamente le spigolature più gustose per farlo passare se non come un criminale, almeno come uno psicopatico incoerente. E’ un metodo che conosciamo bene. Se l’avversario non si piega, allora deve essere prima deriso e poi demonizzato. Una lettera scarlatta perpetua che lo renda assolutamente incompatibile con il consesso civile. Nota a margine: è impossibile non ricordare come il tentativo di piegare Dugin si sia spinto sino al gesto estremo. Per chi non lo ricordasse, Darya Dugina è rimasta uccisa da un attentato terroristico ad agosto del 2022. Come conciliare l’aggressione a Dugin ed alla sua famiglia con l’appartenenza all’elitè globalista che pianifica i destini del mondo?
La polpa dell’inchiesta che pone Dugin e Putin ai vertici del complotto globalista si condensa, infine, sull’analisi delle teorie filosofiche del professore russo. Nel decifrare in poche decine di righe la complessa opera di Dugin si riesce a definirlo “fascista”, “comunista”, “totalitarista”, “antiliberale”, per poi passare alle sue “tentazioni” da suprematista nero, “sionista”, “cabalista” e probabilmente anche adepto della tremebonda setta fondata da Shabati Zevi. Insomma, un cavaliere dell’Apocalisse o poco ci manca. Qualche riferimento a un passato in un ordine dedito a orge e satanismo, perché si sa, un po’ di sesso e droga non guasta. Un colpo di Baphomet qua e là, per dipingerlo come acuto sostenitore del satanismo.(D’altronde, professore, ha scritto “I Templari del proletariato”, in fondo se l’è andata un po’ a cercare). La zuppa di duginismo non finisce mica qui. Serve il tocco da maestro, il colpo da fuoriclasse per stendere definitivamente l’avversario. Ed eccolo qua: molte riflessioni vengono spese per sciogliere il concetto di Dasein, l’esserci postulato da Heidegger. Ovviamente è un anello necessario per poter dare del nazista a Dugin. Lo spirito di Hannah Arendt, che seppe perdonare l’amato Maestro, li perdoni. E se di filosofi vogliamo parlare, allora peccato che nessun riferimento venga fornito rispetto al confronto, profondo quanto verticale, operato dal filosofo russo nel rapportarsi a Giorgio Agamben, piuttosto che a Massimo Cacciari o a Toni Negri, nella sua dimensione “imperiale, tanto per restare tra i confini di casa nostra.
In realtà, a voler essere pignoli, la teoria di autori, filosofi e intellettuali citati nelle opere di Dugin è talmente vasta da poter colmare un intero volume. Un po’ come fece Ernst Kantorowicz quando decise di pubblicare le note della sua monumentale opera su Federico II, lo Stupor Mundi.
Di Geopolitica, nonostante quella disciplina (sdoganata dall’apparentamento col fascismo soltanto in epoca recente, per colpa o per merito di Carl Schmitt, dipende dai punti di vista) rappresenti un asset fondamentale nella visione di Dugin, gli articoli di fox-allen ne parlano poco e in maniera non del tutto profonda, sorvolando qua e là su strategie, assetti e impostazioni di un possibile, e forse imminente, nuovo mondo multipolare.
Per non essere troppo pedanti, e volendo comunque riconoscere la buona fede e il “merito” agli autori di quegli scritti, rivolgiamo un umile appello. Si può fare di più, contro un uomo, contro un padre che ha già subito il martirio della figlia; si può essere ancora più incisivi, ancora più determinati nell’abbatterlo, nel demonizzarlo e nel ridicolizzare il suo pensiero. Attendiamo con ansia le prossime puntate. E’ una guerra metafisica, d’altronde. Ogni arma è legittima.
Di Piero Messina e Veleno Q.B.
Strana la scelta del Nome Fox Allen noto attivista DEM e sostenitore dei diritti LGBTQ+ e sostenitore dell’ Ucraina