L’ INNOCENZA VENDUTA, le Spose Bambine

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Ho provato una scossa elettrica quando ho aperto i Dm. Una richiesta di aiuto, accorata, ha catturato la mia attenzione.

“Per favore Doc, ho bisogno di aiuto, sono settimane che sto scrivendo ovunque, alle associazioni umanitarie, NGO, Attivisti, Attiviste, ma nessuno risponde”. “Lo so”, rispondo io. E non lo faranno.

Il mercato delle bambine è uno dei traffici più fruttuosi nelle terre dove vige il silenzio che fa rumore. Dove non esiste giustizia, dove non puoi parlare, dove se ti ribelli non rivedi la luce. E piccole creature vivono questo male senza che nessuno se ne occupi veramente, tranne alcune voci fuori dal coro degli interessi in campo per questo traffico.

Fra queste troviamo una richiesta di chiarimenti da parte di Camelia Entekhabifard che, con un tweet accorato, taggando persino il “Presidente” degli Stati Uniti ed altre alte cariche, vuole puntare un faro sullo strazio di queste piccole vittime.

L’ articolo racconta che, il mercato per la vendita di bambine in Afghanistan è ancora di uso comune. La povertà di quel popolo aiuta ad incentivare questo devastante ed orrido commercio. Ignare del loro imminente strazio, sorridono, ma ciò a cui andranno incontro le segnerà per sempre, ammesso che riescano a sopravvivere al dolore. Riguardo questo articolo, troviamo anche un appello con la classica raccolta fondi, rivolto da SAVE THE CHILDREN, (associazione come UNICEF per le quali personalmente non nutro stima, facenti capo sempre allo Stato Profondo) che racconta l’esito positivo dell’aver salvato una bambina da questo traffico.

Due giorni fa, è stato pubblicato un altro tweet accorato di Farzad Seifikaran, dove si denuncia in Iran, questa volta, la vendita di spose bambine ad uomini facoltosi che riporta : “Cosa sappiamo delle bande che rapiscono ragazze di età compresa tra 1 e 5 anni per venderle agli uomini per raccogliere “#پرده_بکارت”? E gli uomini che pagano milioni per questo e persino ordinano bambine con caratteristiche di aspetto speciali?”. Questa è la traduzione del suo tweet.

” In un’intervista con Zamaneh, Athena Daimi, un’attivista per i diritti dei bambini ed ex prigioniera politica, ha detto di aver incontrato, nella prigione iraniana di Qarchak, imputati e bande che hanno rapito ragazze di età compresa tra uno e cinque anni per venderle a uomini per abusi sessuali e rimozione dell’imene. Gli imputati sono stati condannati a pochi mesi di reclusione e rilasciati immediatamente, nonostante i gravi reati commessi. “. È la prima parte di un articolo riportato nelle pagine di radiozamaneh.com, dove l’attivista racconta ciò che ha estrapolato dalle parole dei detenuti.

Immagine tratta da radiozamaneh.com


Athena Daemi, riferendosi ai vari abusi sessuali su donne detenute nella prigione di Qarchak da parte sia delle guardie che delle forze di sicurezza e degli interrogatori, racconta che tutti i prigionieri non sopportavano l’ ingresso ed il confronto con uno specifico nuovo arrivato:

“Una volta, un accusato è stato portato dentro ed ho visto che a tutti i prigionieri non piaceva, è stata la prima volta che ho visto che tutti odiavano così tanto un prigioniero, anche perché tutti i detenuti erano solidali [in termini di circostanze] e provavano un senso di empatia l’uno per l’altro, solo poi ho capito perché”.

“C’era anche una prigioniera che era stata presa di mira.  Ho notato che i prigionieri parlavano molto di questa donna e tutti dicevano cose cattive su di lei e mi sono chiesta per quale ragione. Ho chiesto informazioni ed ho scoperto che questa donna rapiva bambine di età compresa tra uno e cinque anni e le vendeva a vari uomini, spesso anziani, per rimuovere l’imene con le dita , per quel reato è stata pagata da due a tre milioni  »

Le “Fonti Ufficiali”, confermano che in alcuni Stati che queste pratiche di vendita e matrimoni con le bambine sono stati aboliti ed ora punibili duramente, ma sappiamo bene che in altri Stati, ancora, non è così. La realtà bisogna vederla con i propri occhi e queste continue grida di allarme dovrebbero scuotere le coscienze.

Ecco, ad esempio, le dichiarazioni sulle Leggi iraniane in vigore: ” L’ Iran è uno dei paesi che ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, adottata nel 1989. Secondo l’articolo 34 di questa Convenzione, l’ Iran, come tutte le Nazioni che hanno aderito, è obbligato a proteggere i bambini contro ogni forma di abuso sessuale e di enumerazioni, comprese le seguenti: – Incoraggiare e costringere i bambini a impegnarsi in attività sessuali – Sfruttare i bambini in atti e contenuti pornografici – Sfruttare i bambini nella prostituzione e altri atti sessuali illegali. L’articolo 35 della Convenzione sui diritti dell’infanzia considera necessarie anche misure nazionali e multilaterali per prevenire il rapimento, la vendita o la tratta di bambini in qualsiasi forma.”

Encomiabile da parte iraniana e, ci giunge notizia da residenti, che, anche se ancora sussiste questa devastante “usanza”, i Talebani afghani si sono allineati a tali protezioni aborrendo questi matrimoni precoci. Di sicuro gli effetti delle loro decisioni non saranno immediati, ma porteranno ad una sorta di equilibrio in difesa di queste piccole creature.

Decreto stilato per i Diritti delle donne in Islamic Emirate of Afghanistan

Ci chiediamo spesso, però, quale sia l’effettiva entità di questi traffici, visto che continuano ad arrivare appelli che sottolineano, quanto questa piaga sia ancora diffusa. Chi non si è mai preoccupato di capire, di ricercare, di aiutare a sconfiggere questi orrori che sono , in ordine economico, i primi in assoluto, tende a rifiutare questo tipo di informazioni, troppo “lontane” dalla sua portata.

Sappiamo che è solo una scusa per non entrare in una realtà scomoda, poiché questa “compravendita” esiste ovunque, in ogni angolo del mondo, dalla “cara” Italia allo Stato più recondito. Ogni nostro sforzo per portare alla luce questi crimini, viene boicottato, per cercare di metterci a tacere, per non rovinare i piani dei Governi che “guadagnano” sulla pelle dei bambini.

CYBERSPACE. Viste le leggi in vigore, però, ci domandiamo come esse siano applicate negli spazi virtuali. La pornografia infantile o varie forme di abuso sessuale e sfruttamento dei bambini e la loro vendita e acquisto per vari scopi in Darkoob è un business globale grande e redditizio che cresce e si espande illegalmente giorno dopo giorno. L’Iran, con la piattaforma sopracitata, non fa eccezione alla regola.

Il social network Instagram, che è attualmente la piattaforma più popolare e con il maggior numero di utenti tra gli iraniani, è diventata ampia e adatta per i business online, ma allo stesso tempo questo social network è diventato anche una vetrina per comprare e vendere bambini. Secondo i sondaggi di Zamaneh, vari account Instagram sono impegnati nell’acquisto e nella vendita di neonati e bambini piccoli. Ad esempio, questi due account nelle foto sotto sono attivi in tal senso:

Vendita neonati e minori su Instagram
Vendita minori su Instagram

Non voglio puntare il dito su una realtà, non evidenziando tutto ciò che quotidianamente, nel mondo virtuale accade in ogni singolo Stato o territorio. La lotta alla pedopornografia e alla compravendita di esseri umani, è diventata di dimensioni epiche ed arginare soltanto ciò che esiste nello spazio virtuale “in chiaro” è titanico, inimmaginabile ciò che nasconde il Deep e Dark WEB.

Gli strati del Web

Dalle ultime stime raccolte, soltanto in USA i numeri sono agghiaccianti, siamo nell’ordine di 150 BILIONI di dollari (o 150 Miliardi per i più precisi) per il traffico di esseri umani, poco più sotto, a 123 Billlions dollars, le stime per il traffico sessuale minorile e Pedopornografia. Ovviamente, la mia ricerca non finisce qui, andremo a sollecitare le parti coinvolte cercando risposte, tornerò presto su questo inquietante argomento, attendendo le risposte di coloro che sono stati sollecitati nel dare il proprio contributo alla lotta contro questo crimine. Ciò che non farò è dimenticarmi di queste piccole creature che, nell’indifferenza di tutti, implorano il nostro aiuto. Doc.

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