IL “POLITICALLY CORRECT” ALL’OPERA, HA PROFONDAMENTE STUFATO

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Il Teatro e la vita non sono la stessa cosa”, dice Canio, nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, un’opera che è il manifesto del verismo, ma che sintetizza anche quanto sia importante conoscere le regole che definiscono il teatro, per comprendere la corretta distinzione tra la finzione teatrale e la vita reale.

Forse, in questo momento storico, dove la confusione regna sovrana, si sta operando uno stranissimo e pericolosissimo scambio tra il teatro – inteso come rappresentazione dell’espressione artistica e della finzione scenica – e la realtà dei fatti e delle cose della “vita reale” che, purtroppo, nei tempi che viviamo, sembra sempre di più assomigliare proprio ad un teatro di pessima categoria. 

Le polemiche che sono state sollevate negli ultimi tempi, soprattutto negli USA, per quanto riguarda alcune tematiche discriminanti in ambito teatrale, oggi purtroppo, prendono campo anche nella vita reale, in maniera davvero sempre più inaccettabile. 

IL TEATRO È FINZIONE …MA NON FALSITÀ

Esistono pericolose ideologie che portano le persone a creare delle fratture tra di loro, a creare dei contrasti e delle assurde lotte, di assurda rivendicazione, per fare in modo che tutti si sentano nemici di tutti, senza più utilizzare l’arma del confronto corretto e rispettoso, per tutti i temi trattati: dalla storia alla scienza, dall’arte alla medicina, dalla politica alla vita di tutti i giorni, tutto in nome del cosiddetto: “politicamente corretto”.

Sono anni, che le opere teatrali dei più grandi compositori della storia del melodramma, soprattutto italiano, vengono stravolte da registi sempre più maleducati e irriverenti, che compensano la loro mancanza di idee, con la storpiatura dei contenuti delle opere d’arte che mettono in scena. 

Dopo aver stravolto le storie, portandole completamente fuori dal contesto voluto dal compositore e quindi, mancando di rispetto a quello che è il valore intrinseco di un’opera artistica, si è cominciato anche a sollevare e a speculare su problemi di natura ideologica, con un utilizzo strumentale e divisorio dei temi che, di volta in volta, si sono sollevati nelle questioni sociali e “della moda“.

Si è iniziato con i Rigoletti senza la gobba, per poi passare a Otello, lo storico “Moro di Venezia”, completamente bianco, rendendo stupida e banale tutta la narrazione nata dal genio Shakespeare e portata nel teatro musicale, dall’omonima opera di Gioacchino Rossini e di Giuseppe Verdi.

“Interpretare AIDA non è razzismo ma è Arte e Storia” Grace Bumbbry, soprano

A tutte queste storie, purtroppo, ci siamo ormai abituati e da quando il “politicamente corretto” ha preso campo, non si è più parlato di queste cose molto volentieri, per non scatenare inutili polemiche, ma la cronaca di questi giorni, all’Arena di Verona, durante il tradizionale Festival estivo, ce le ha riportate tutte prepotentemente alla ribalta. 

Anche Aida, una schiava etiope degli egiziani, quando viene interpretata da una cantante di carnagione chiara, NON DEVE TRUCCARSI, perché, secondo questa idea, portata avanti dal movimento politico del Black Lives Matter e dalle politiche della “Cancellazione Culturale e delle memorie Storiche dei Popoli”, è un affronto alla diversità ed è:

 “Una pratica profondamente fuorviante basata su tradizioni teatrali arcaiche, che non hanno posto nella società moderna” (soprano Angel Bue – Intervista su: IL GIORNALE del 17/7/2022).

Dobbiamo forse ricordare a chi legge, che si sta parlando, in questo caso, di una storia che si racconta in un particolare contesto di quasi 3000 anni fa, che si parla di teatro, dove, chi crea l’opera teatrale, porta sul palcoscenico un dramma, proprio per evidenziarne i temi, per valorizzarne le caratteristiche, anche educative, del messaggio e quando si tratta di opere di valore storico, come in moltissimi dei capolavori del melodramma italiano, si devono rispettare questi parametri, perché parte del bagaglio storico, culturale ed educativo, di un popolo e della sua memoria storica. 

Io credo, fermamente, che non siano queste le battaglie da affrontare per risolvere i problemi del mondo e soprattutto, per avvicinare le culture ed aumentare e crescere il rispetto tra le persone. Le ideologie, quando portate avanti da politiche divisorie e sempre più tese ad esacerbare gli animi, per arrivare a dei conflitti, non sono progetti che portano ad un miglioramento dei rapporti e della vita sociale tra le persone, tra gli Stati e tra i popoli. 

Chi porta avanti queste politiche, non lo fa in nome di un concetto veramente democratico e rispettoso dei valori più profondi dell’essere umano e dell’esistenza. Sono nuove fedi, falsi idoli, falsità espressa nel nome ingannevole di “valori reali”, o di rivendicazioni ancestrali, ma che portano soltanto a continue lotte e a continue mancanze di rispetto dell’altro e, soprattutto, ottenendo risultati esattamente opposti a quanto, invece, esprimono coloro che portano avanti queste battaglie ideologiche in tutti i loro Manifesti e in tutte le loro Agende, cosiddette globaliste, che parlano di mondi senza confini, senza differenze, senza nessuna restrizione alla libertà.

Pare assai evidente che tutto questo sia un grandissimo imbroglio, che sta ormai palesandosi ed esponendosi in modo sempre più chiaro, davanti agli occhi di tutti.

 
Quando manca il confronto e quando manca la voglia di passare oltre le ideologie che limitano, o escludono totalmente l’utilizzo del buon senso, per accendere discussioni costruttive che possono portare a porre fine a qualsiasi tipo di “emergenza”, non esistono mai soluzioni.

Ho sentito dire spesso, dai molti leader di questi movimenti, “moderni e progressisti”, che non si tornerà mai più alla “normalità di prima, che noi conoscevamo“ e questo veniva detto con riferimento alla situazione provocata dalla pandemia del Covid-19; credo però, che questa affermazione si possa riferire, veramente, a tutto quello che riguarda i rapporti tra le persone e le diverse culture. 

La vera integrazione, a mio avviso, arriva con il buon senso e nasce proprio dal rispetto delle diversità, che NON viene ottenuto in nome di ideologie, ma in nome del valore stesso della vita, che dovrebbe essere – per tutti – la continua ricerca di un equilibrio e di una corretta consapevolezza e presa di coscienza, poiché il nostro limitato percorso su questa Terra deve tendere soprattutto al progresso, all’evoluzione e al miglioramento del nostro valore spirituale e animico interiore. 


Il teatro, fin dai tempi dell’antica Grecia, nasce come catarsi, come la proiezione dei nostri problemi sul palcoscenico, per suggerirci delle soluzioni che possono aiutarci a vivere meglio e a comprendere i veri ideali della nostra esistenza: nel teatro sono sempre esaltati i Valori Universali, che sono: quelli dell’Amore, dell’Odio, della Passione, ma anche della Sofferenza, dell’Invidia, della Gelosia, dell’Ambizione… 

Questi vengono messi in scena, in modo che il pubblico tragga vantaggio dall’esperienza teatrale, per sentirsi coinvolto e sollevato a tal punto, da poter dare il giusto peso ed equilibrio, alle esperienze della vita. 

Nel teatro ci sono i protagonisti, che devono far esaltare i sentimenti interiori e creare dei punti di riferimento, per la vita di ciascuno spettatore, che deve sentirsi poi, realmente sempre più protagonista della propria vita.

Purtroppo, quando il teatro perde questo senso di valore educativo e diventa una mera forma di esibizionismo ed un’opportunità per fare valere ragioni differenti e analoghe all’ambizione, alla prevaricazione, alla discriminazione ed a quanto di peggio possa esistere, diventando dannoso per chi deve invece fruire di questa meravigliosa forma d’arte, per evolvere e migliorare la propria vita, il valore del teatro viene esautorato di ogni significato più profondo e allora, veramente arriva ad installarsi una stranissima commistione e confusione, tra la VITA REALE e il TEATRO.

Spendiamo solo alcune parole, per citare, a questo proposito, alcuni dettagli sulla vicenda sollevata dal soprano statunitense Angel Blue, che l’hanno portata ad abbandonare il suo impegno per l’opera LA TRAVIATA, al festival estivo all’Arena di Verona 2022.

 
La vicenda è ben descritta nell’articolo già citato de IL GIORNALE, così titolato:

Angel Blue punta il dito contro la rappresentazione de L’Aida, con Anna Netrebko nei panni della principessa etiope e rinuncia a La Traviata” che potete trovare a questo link:

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/fuorviante-soprano-accusa-larena-verona-blackface-e-d-2051738.html

La portavoce del “politically Correct”, è stata invitata, con una lettera della Fondazione Arena di Verona, a ripensare alla sua posizione. 

La risposta dei responsabili dell’Arena, sottolinea temi molto condivisibili di invito al dialogo.

Potete trovare il testo completo della lettera a questo link:

La vocazione principale di Fondazione Arena di Verona è sempre stata creare pace mediante lo sviluppo della musica e dell’arte. La cultura costruisce ponti. La produzione in corso di Aida è stata rappresentata per la prima volta nel 2002, 20 anni orsono, e da allora riproposta in numerose edizioni del Festival. Pertanto, l’affermazione che l’attuale allestimento di Aida sia “recente”, non è corretta.

La Stagione 2022 e quindi la produzione di Aida, sono state annunciate nel settembre 2021. L’accordo tra Fondazione Arena di Verona e Angel Blue, rappresentata dalla sua agenzia, è stato raggiunto quasi un anno fa, come per quasi tutti gli altri cantanti impegnati nel Festival. La prima di Aida della Stagione 2022 ha avuto luogo il 18 giugno. Pertanto, le caratteristiche di questa produzione erano ben note quando Angel Blue si è impegnata, consapevolmente, a cantare all’Arena di Verona.

Tutti i Paesi hanno radici diverse e la loro struttura culturale e sociale si è sviluppata attraverso percorsi storico-culturali differenti. Sullo stesso argomento la sensibilità e l’approccio possono essere molto diversi tra loro nei diversi angoli del mondo; spesso si arriva ad una idea condivisa solo dopo anni di dialogo e comprensione reciproca. Non abbiamo alcun motivo, né alcuna volontà, di offendere e disturbare la sensibilità di alcuno. Raggiungiamo con vive emozioni persone provenienti da diversi Paesi, da contesti religiosi differenti, ma per noi tutte le persone sono uguali. Crediamo nel dialogo, nello sforzo di comprendere il punto di vista altrui, nel rispetto degli impegni artistici presi. 
Angel, noi e il pubblico areniano ti aspettiamo fiduciosi, sarà l’occasione di dialogare in modo costruttivo e concreto partendo proprio dalle tue riflessioni. Il mondo digitale non crea la stessa empatia che solo il contatto diretto riesce a determinare: proprio come in Teatro. Le contrapposizioni, i giudizi, le categorizzazioni, la mancanza di dialogo non fanno altro che alimentare una cultura del conflitto che noi rifiutiamo totalmente.   
Ed auspichiamo che tutti lavorino per non alimentare divisioni.”

Molto forte è stata la presa di posizione di un grande soprano di colore, protagonista di spicco della storia dell’opera lirica di tutti i tempi: la grandissima GRACE BUMBRY.Questo è il suo messaggio, diretto alla giovane collega americana:

Voglio anche postare i messaggi di due colleghi, che hanno risposto a queste polemiche in modo misurato e intelligente:
ci servono queste testimonianze costruttive e focalizzate, per continuare a svegliare le persone che sono disorientate da messaggi davvero fuorvianti e divisori.

Il primo, è di un soprano: AMARILLI NIZZA, che sul suo profilo Facebook, ha postato questo messaggio:



Il secondo, è il messaggio del collega tenore PIERO PRETTI, che condivido in pieno

Io non sono dalla parte di tutti i neri,
non sono dalla parte di tutti i gialli, 
non sono dalla parte di tutte le donne,
non sono dalla parte di tutti i gay, 
non sono dalla parte …

Mi è stato insegnato che siamo tutti uguali per valore umano
e che le differenze sono una ricchezza.
Il teatro va salvaguardato
per quello che è e che rappresenta.  
La mia collega in questione,
quando avrà un trucco che non le piace o non la rappresenta, potrà fare una scelta differente.
Il resto è solo continua divisione
e frammentazione sociale,
auto-ghettizzazione,
ignoranza e non voler progredire.
Come diceva Lucio Dalla:
Potenza della lirica,
dove ogni dramma è un falso, con un po’ di trucco e con la mimica,
puoi diventare un altro
“.

Per fortuna possiamo farlo!










Concludo, esortando tutti a non alimentare questa inutile polemica, che puzza sempre tanto di strumentalizzazione promozionale e commerciale e invece dedico a TUTTI – come ho scritto sul mio profilo Facebook e sul nostro Canale VelenoQB Italian Channel – un video contenente tre frasi tratte dai nostri capolavori dell’opera lirica e interpretati da veri GIGANTI del MELODRAMMA, per tornare proprio a parlare di musica e di messaggi belli, costruttivi ed educativi:

1 – “IL TEATRO E LA VITA NON SON LA STESSA COSA” (Leoncavallo – PAGLIACCI: Atto 1°) – Mario del Monaco, tenore

2 – “RECONDITA ARMONIA DI BELLEZZE DIVERSE” (Puccini – TOSCA, Atto 1°) – Franco Corelli, tenore

3 – “E VO GRIDANDO PACE, E VO GRIDANDO AMOR” (Verdi – SIMON BOCCANEGRA, Atto 2°) – Piero Cappuccilli, baritono

le 3 Frasi d’OPERA di riferimento per l’articolo

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