Chi sceglierà la Serbia?
La missione a Belgrado di Lavrov non s’ha da fare. Il ministro degli esteri russo avrebbe dovuto incontrare il premier serbo Vucic tuttavia Montenegro, Bulgaria e Macedonia del Nord hanno bloccato il loro spazio aereo. La Serbia da qualche tempo tiene una posizione ambivalente, da un lato strizzando l’occhio a Bruxelles (dove il percorso di adesione all’UE è embrionale, seguendo la via della vicina Croazia che aderirà all’Euro a gennaio), dall’altro tendendo la mano a Mosca, cui lo stato Balcanico è sempre stato vicino per storia, cultura e religione. Sia il Cremlino che il Ministro Lavrov hanno mostrato il loro disappunto per quanto accaduto.
La portavoce del ministero degli esteri di Mosca ha dichiarato che entrando a far parte dell’Unione Europea, la Serbia rischia di perdere la sua identità e di sottomettersi a Washington.
Ha fatto anche notare che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha invitato le autorità serbe a concentrare le loro forze sulla questione dell’adesione del paese all’UE invece di concentrarsi sui negoziati con Mosca.
Zakharova, ha anche chiesto con sottile ironia di confrontare la posizione sulla mappa politica degli Stati Uniti e quella di Russia ed Europa.
Vucic ha incontrato l’ambasciatore russo a Belgrado che lo ha informato dell’inconveniente occorso alla delegazione del Cremlino in trasferta.
Dal punto di vista della politica estera i Balcani sono una zona molto calda. Da fine febbraio Belgrado è stata molto sotto pressione per la decisione, controcorrente rispetto all’occidente, di non applicare le sanzioni economiche contro Mosca. La Serbia tiene il piede in due scarpe, condannando in linea di principio l’aggressione Russa all’Ucraina, ma senza applicare le sanzioni a lei rivolte dalla UE. Nel periodo della Pandemia la strategia era stata simile, con gli acquisti dei vaccini sia dai Paesi Occidentali, sia da Russia e Cina.
Prima dell’operazione di febbraio la Serbia era in buoni rapporti con Kiev (uno dei 100 paesi che non riconoscono l’indipendenza del Kosovo), tuttavia è con Mosca che i rapporti commerciali sono piu solidi. Il Cremlino ha dato garanzia di Veto sull’indipendenza del Kosovo, ci sono vicinanze per lingua e religione e in passato i due Paesi sono stati Alleati.
La Serbia è anche in corsa per entrare in UE. Il percorso di adesione, tuttavia, va a rilento per vari intoppi. In particolare sono malvisti da Bruxelles i rapporti economici con il Cremlino, come la partecipazione di Gazprom in NIS, la compagnia serba di idrocarburi. Un’altra attrattiva dei Balcani è la presenza di giacimenti di Litio e terre rare, molto appetibili in prospettiva. Il progetto minerario di Rio Tinto a Loznica è stato avversato dalla comunità locale e dal campione serbo Novak Djokovic. Come dichiarato anche dallo studioso Vuksanovic, economista che aderisce ad un think thank della London School of Economics, il Paese Balcanico è ad un bivio della Storia.
Non sono mancati in passato gli attriti tra Belgrado e Washington e tra Belgrado e la Russia.
La guerra degli anni ‘90 ha visto Belgrado confrontarsi con la Nato. Per queste vecchie ruggini Belgrado è partita con una posizione favorevole all’indipendenza del Donbass e Lugansk. Quando, poi la delegazione Russa all’ONU ha giustificato l’indipendenza di questi territori assimilandoli e giustificando la situazione del Kosovo, ci sono state ruggini tra Belgrado e Mosca.
Nel complesso l’opinione pubblica è schierata con Mosca. Le manifestazioni pro-Russia sono più partecipate che quelle pro-Ucraina.
Quale via imboccherà l’esecutivo di Vucic?
https://radiosputnik.ria.ru/20220607/zakharova-1793772111.html